La classe era piena di energia e ancora una volta l’avrei dovuta incanalare nella maniera giusta e trasformarla nella spinta che avrebbe fatto andare avanti la lezione. Prima però dovevo prendere i pennarelli nuovi e così sono uscito. La scuola era enorme. I corridoi anche. Poi ho visto Hannah che mi stava venendo incontro con i pennarelli in mano. Sorridendo, completamente nuda.
La scimmia sulla schiena
(scrittura, storie, sogni, sostanze e sperimentazioni)
martedì 16 aprile 2024
dream #139
domenica 14 aprile 2024
Roma #44 (talenti)
sabato 16 marzo 2024
dream #138
mercoledì 13 marzo 2024
freewheelin' #79
Una donna era entrata e mi aveva portato un registro con nomi e orari e i luoghi degli avvistamenti. Le ho chiesto se ci sarebbero stati altri incontri quel giorno. Uno nel pomeriggio. In un’altra stanza, in un altro spazio mentale disturbato e asettico.
Trasmissioni e interferenze e una camera con un letto dalle lenzuola nere, le pareti erano dipinte di un rosso cupo e sanguigno. Gli album che Sara mi mostrava erano pieni delle sue foto, alcune pornografiche, altre in abiti normali, altre ancora erano mosse, sfuocate, come se fossero state scattate a sua insaputa. Abbiamo parlato e le ho spiegato i prossimi incarichi, gli spostamenti, le persone che doveva seguire.
Ero da solo in un ufficio, come in una stasi pomeridiana, una luce soffusa e l’odore del legno, del sandalo e del tabacco, avrei dovuto leggere relazioni e scrivere rapporti, non ne avevo voglia. Ci avrebbe pensato l’altro a vestirsi elegante, a fumare sigarette turche, a sorseggiare whisky scozzese da un bicchiere di vetro tondeggiante, ipnotizzato dal tintinnare del ghiaccio contro il bordo. Avrebbe fatto telefonate e dato risposte e posto domande. Poi un giro in macchina, il finestrino abbassato, le colline in lontananza, musica jazz come colonna sonora, un ennesimo travestimento, sensazioni fluide e ovattate.
Avrei voluto essere su una spiaggia, a guardare l’oceano arrivare, insieme a te. Perché non ci fossero più sogni a distrarmi da quello che dovevo fare.
domenica 10 marzo 2024
Roma #43 (tufello)
Colonne di fumo oltre i limiti della città e il vuoto dentro e lunghe notti in cerca di riparo e scie di sangue sui pavimenti dei manicomi ormai abbandonati.
Qualcosa si stava muovendo sul fondo dell’abisso, le vie aspettavano frementi il nostro sudore, sapevamo che i giorni erano contati e che non aveva nessun senso cercare di capire quanti ce ne mancavano.
domenica 25 febbraio 2024
dream #137
Ero dentro un ascensore, all’interno di un palazzo che non conoscevo, prima di chiudere la porta ho intravisto l’immagine di Kamil che stava scendendo le scale, i nostri sguardi si sono incrociati, lui ha sorriso, andava di corsa, portava un vestito elegante - C’erano nuovi codici che qualcuno aveva scritto sul legno rovinato dell’ascensore, ho cercato di impararli a memoria, mentre è cominciato un movimento verticale che non sapevo dove mi avrebbe portato - C’erano state notizie di alcune sparizioni ed ero alla ricerca di una di quelle persone scomparse, nella sceneggiatura che qualcuno mi aveva passato c’erano delle pagine mancanti e così le sequenze successive sono state incomplete e confuse - Ero nel pueblo e stavo camminando, qualcuno aveva rubato il mio zaino ed ero rimasto solo con una lurida sacca a tracolla con dentro quello che ritenevo fosse indispensabile, la luce era quella del giorno e stavo cercando Sara, provando a chiamarla da un vecchio cellulare che mi ero ritrovato in mano e poi lei mi è apparsa davanti e ci siamo guardati nell’immobilità di un istante prima che tutto tornasse a muoversi, racchiudendoci così in un caldo e fuggevole abbraccio.
mercoledì 21 febbraio 2024
freewheelin' #78
mercoledì 14 febbraio 2024
Napoli #4 (procida)
C’era un uomo anziano ad un tavolino poco distante dal nostro che stava dando pezzi del suo cornetto ai piccioni che gli si accalcavano intorno alle scarpe, non aveva un bell’aspetto, anche se qualcosa nel suo stile e nel suo vestiario lasciava intravedere la possibilità che fosse un artista e all’interno della lurida sacca che aveva appoggiato su una sedia avevo scorto dei quaderni e parecchi fogli ingialliti e immaginavo che lui fosse uno scrittore, arrivato ormai ai labili confini della propria vita - Le maree dei ricordi, le mareggiate oniriche di tempi infranti, sconfitti, dimenticati e restituiti agli occhi dall’impazienza narrativa dei sogni, che non lasciano spazio all’oblio e ci rimandano gli echi dell’esistenza in forme arcane e segrete. L’uomo si era acceso una sigaretta e aveva dato un ultimo sorso al suo caffè, c’erano nuove destinazioni che mi stavano chiamando: Napoli e poi Tangeri e gli incontri con artisti morfinomani che tenevano fra le dita tremanti scritti impolverati - Le critiche di pittori e quadri fatte dal padre ormai morto di un mio vecchio amico, collage di tele e colori liquidi e astratti lungo distese cromatiche che si scioglievano e si mescolavano e riemergevano diventando isole e arcipelaghi e territori informi e tumultuosi del subconscio.
Carceri diroccate, nella parte alta dell’isola e quale orrore e quale sadismo a rinchiuderci dentro gli uomini e poi lasciargli vedere piccole porzioni di blu, i flussi marini in lontananza, la linea dell’orizzonte che non avrebbero più toccato, un braccio allungato fuori dalle sbarre a salutare l’infinito. Colonie penali e vecchi racconti di contrabbando e pirateria e tesori nascosti su spiagge lontane e le mappe strappate dell’illusione per ritrovarli.
Riflessi di luci e voci che diventavano più forti e confuse e le passeggiate con Sabine sotto le stelle e la notte che ci avvolgeva e poi i risvegli in cui non sapevamo più chi eravamo, perché questo mondo è un mistero e a nessuno dovrebbe mai essere concesso il fuggente potere di svelarne l’ingannevole essenza.
martedì 6 febbraio 2024
Napoli #3
Un’idea, un’intuizione per un video, Coline sarebbe stata d’accordo e anche Filippos e avremmo fatto le riprese all’interno della linea 1 della metropolitana di Napoli, fra i vecchi vagoni gialli e poi nelle stazioni e ci saremmo persi fra le linee dell’architettura sotterranea e i tagli di luce elettrica, lunghe carrellate orizzontali, estetiche metropolitane, sonorità hip-hop, Filippos avrebbe cantato, in greco possibilmente e io avrei scritto i testi, che poi insieme avremmo tradotto nella sua lingua e Coline si sarebbe occupata delle immagini e del montaggio (o forse questo lo avremmo fatto insieme) e poi ci saremmo calati un acido e passato il resto del tempo sgretolandoci fra i suoni e i colori dei quartieri spagnoli.
Singole inquadrature, singole stanze dove le prostitute e i travestiti portavano i loro clienti, poetiche rionali e decadenza di facciate barocche in rovina, come i volti sfatti di vecchie puttane e poi canzoni del mediterraneo morente, culla e cimitero di esuli e migranti, nuove odissee, nuovi turbini emotivi che circolavano nel sangue e nelle vene, i primi effetti, lo sfavillio sfuggente della luce, Santa Maradona sembrava essere una frastagliata celebrazione di una divinità popolare, i caleidoscopi di ricordi in arrivo, melodie mormorate nello spazio interiore che i secondi custodivano in accelerazioni di eternità momentanee.
lunedì 29 gennaio 2024
Napoli #2
Avrei dovuto perdermi fra queste strade e abbandonare le meravigliose ville e viste del Vomero e planare e atterrare nella sporcizia, nel degrado, nella confusione dei negozi, dei monologhi degli abusivi, nelle vie oscure, nel bel mezzo di quell’umanità che mi atterriva, disturbava e infastidiva, fatta di figli e madri e padri di cui non avrei mai voluto fare parte, solo osservare, di nascosto, nelle mentite spoglie di un’ombra, a fotografare, a scrivere, a ridosso degli echi della Spagna dei re, nell’architettura nobile e poi borghese, nei labirinti reticolari e popolari di viuzze e vicoletti, perditi, perditi ancora ripeteva lo scrittore, zaino in spalla, rimettiti in viaggio, inventati una nuova fuga, un nuovo amore da seguire e incontrare nei sogni che lo incorniceranno.
I livelli della città si sovrapponevano e l’aria, in quelli inferiori, diventava pesante e calda, anche se erano i primi di ottobre e continuavo a sudare mentre scendevo scalini e scalinate e c’erano ingannevoli parentesi di silenzio e poi la tavola lucente del mare, fuori dalla finestra, mentre rientravo nel mio corpo e nel lento ondeggiare dei postumi del gin e del campari, con il sole che ti accarezzava e ti svegliava insieme al corpo di una persona amata e alla sua pelle e ai ricordi di altre case, in estati e in altri risvegli e non sapevo neanche come fossi arrivato qui o quando me ne sarei andato, le ultime pagine di un giorno che mi ero dimenticato di scrivere, quelle strappate, quelle che altri mani cercavano e rimettevano insieme, in un ordine diverso, in una cronologica onirica e senza senso, continuavamo a smarrirci fra i sentieri del mondo e non ce ne era nessuno da cui sarei voluto tornare.
dream #139
Nella classe, piena più del dovuto, c’era anche Hannah, seduta ad uno dei primi banchi. Stavo cercando di far scrivere a tutti gli student...
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I dolori iniziano lunedì mattina, al lavoro. Durante la lezione mi tocco il lato destro della bocca e sento crescere una...
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Le attese nel sottosuolo e quelle in superficie e grandi uffici in cui il tempo si sgretolava in rumori e sequenze e rumori elettronici - ...
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Mattine lente e piovose, giri in macchina nei vecchi quartieri, poche persone per le strade, le foglie morte e i teli di plastica fuori da...