Mi ero ritrovato in una vita in cui avevo sempre voluto finire, quella degli scrittori e degli artisti che avevo amato, mi ero ritrovato con una marea di soldi (i produttori ghignavano, il denaro sporco è sempre stata una loro specialità. E i trafficanti?) anche se non me ne fregava un cazzo del mio conto in banca, l’essenziale era lo stile bohémien, il porre la creazione artistica davanti a tutto, che fossero parole, immagini, arpeggi, scopate o atti unici di improvvisazione umana non aveva importanza, questa era la maniera più autentica che avevo di esprimermi, era la mia anima nel suo costante tentativo di trasformarsi e io la lasciavo libera, di fuggire, di vagare, di danzare, di soffrire, di amare, di scomparire, di trascendere il mio corpo e i suoi desideri o di rimanere prigioniera di essi, perché c’è libertà anche nella schiavitù secondo alcune discipline sadomaso e poi c’era Sara, ogni volta, ad aspettarmi fino a quando si fosse stancata di me o io di lei o fino a quando le nostre strade si fossero separate e quindi allontanarsi l’uno dall’altra sarebbe stato finalmente possibile e c’era lei e tutto quello che significava per me, la sua femminilità, i suoi cambiamenti di umore, le lacrime che mi faceva piangere, tutte le erezioni, la gioia improvvisa di averla accanto, le notti di astinenza e frustrazione, poi le selvagge copulazioni dorate e i suoi occhi che splendevano per poi divenire tristi all’improvviso e io mi perdevo in essi, poi tornavo dentro di me e non c’era più nessuna differenza (in che cosa? Quando sei stato simile a qualcuno?) e poi i respiri con le palpebre chiuse e il silenzio e le giornate passate dentro un bar, a scrivere a penna sul quaderno, a bere birra e poi le serate con Sara a guardare film, a fumare sul piccolo balcone di casa, poi abbracciati sotto le lenzuola rosse del suo letto, il calore del corpo e delle labbra, i primi baci delicati e poi tutto quello che la fantasia sussurrava e le leccavo i piedi, adorando la sua persona e la sua essenza e poi lei si sedeva sulla mia faccia, la fica rasata, era così dolce baciarla e succhiarla, infilarci la lingua dentro, sentirne le contrazioni, sentire i movimenti di Sara, i suoi gemiti e allora non c’erano più distrazioni della ragione e del pensiero, ero unito a lei in una maniera impossibile da descrivere con parole, mi scioglievo, i minuti svanivano in una consistenza tattile, quella della sua pelle fremente sopra di me, non ricordavo altre donne a cui avessi detto ti amo così facilmente, senza quella sensazione di confessare qualcosa che era troppo grande per essere detto, senza la paura di esprimere qualcosa che non sapevo bene quanto sarebbe durato, mi veniva così naturale dirle quello che provavo, i sentimenti e anche i miei desideri, le mie perversioni e c’erano attimi di violenza e altri di abbandono e lucenti momenti di sottomissione e totale fusione, divenivo lei nella sua lenta e sinuosa ricerca del piacere, mentre si masturbava piano con la punta del mio cazzo dopo averci messo un anello vibrante intorno (i dettagli pornografici sono sempre stati la tua specialità, diceva un ubriacone allo scrittore) diventavo altro da me stesso, in una verità fisica che i sensi mostravano e insegnavano, in quel luogo di eccitazione e mistero tutto finiva e iniziava e negli orgasmi che mi negavo trovavo un modo d’amare che mi spingeva nell’universo di Sara, a volte avvolgente, altre terrorizzante ed alieno, scompariva così la mia individualità e sempre nel profondo dei tuoi occhi ho visto quello che di più umano e divino possiedi e che è tuo in ogni abbraccio che a te mi lega e in un dolore e in una dolcezza che la vita decide e il nostro amore sublima.
martedì 17 agosto 2021
lunedì 16 agosto 2021
Orgiva #56
E i ricordi continuavano ad arrivare e con loro c’erano le storie ancora da narrare, un’infinità di storie e poi i silenzi come pagine bianche che non avrei riempito e il tuo sorriso in un angolo dello specchio e la polvere e gli anni trascorsi e le lacrime e il tuo profilo perduto in riflessi e inganni che il tuo sguardo tradiva per violentare ogni possibile attimo di felicità che avevamo vissuto, per aggredire ancora ciò che è stato e mai avrebbe potuto essere diverso.
domenica 15 agosto 2021
Granada #2
giovedì 12 agosto 2021
Orgiva #55
E la disperazione che ho visto prendersi il corpo e l’anima di Sara, una notte, dopo che aveva parlato al telefono con uno dei suoi vecchi amanti, malato di cancro, una disperazione così devastante, oscura, tangibile, come se fosse stata una maledizione, un terribile e antico sortilegio, non sapevo cosa fare, come farla uscire da quel luogo, le sono stato vicino, solo questo, poi siamo andati a dormire, ho pianto in silenzio quando mi ha confessato che aveva tentato di suicidarsi due volte e poi… sono di nuovo qui, al sole, fuori del Chico Bar, con l’odore del pomodoro e dell’olio e del sale che mi fanno venire in mente i ricordi delle estati con mia nonna e le merende nel pomeriggio e quella luce e le sensazioni di essere ancora un bambino e qualcosa che è scomparso e che la memoria cela e racchiude e che alla fine è stato meglio così, le fotografie delle cose perdute, i volti immobili nella penombra di una dolce malinconia e poi… sono un’altra volta nel corridoio di casa e Sara è davanti a me e ho una erezione solo a baciarla sul collo e lei mi afferra il cazzo e lo stringe e mi sorride, non ora, sussurra, non ora e poi… ci sono i neon all’interno di una palestra, il soffitto nero come la vernice chimica che dipinge una notte metropolitana e le forme tubolari di attrezzature e macchine per far lavorare i muscoli, un’estetica di corpi e linee e raggi di sole che entrano obliqui dalle grandi vetrate e mi trasportano nella dimensione fluida di un sogno, un luogo dove sono già stato, chissà quando, un luogo dal quale non mi sono mai svegliato e poi… ci sono gli occhi di Sara che sorridono ancora e la bacio leggermente sulle labbra in un’altra mattina di un’intensità inaudita, dopo un’altra notte che sono gli incubi e le paure a trasformare nel mistero dell’attesa dell’alba, qualcuno morirà fra le nostre braccia e qualcuno ci stringerà quando sarà arrivato il nostro momento, per dirci addio o più semplicemente arrivederci.
domenica 8 agosto 2021
Orgiva #54
sabato 7 agosto 2021
Cigarrones #22
A donde vas?, mi ha chiesto qualcuno, en mi coche, ho risposto e se fossi stato più sincero avrei dovuto aggiungere a collassarci dentro, il pezzo di space cake che Uncle Eddie mi aveva dato aveva iniziato a fare effetto e come al solito era più forte di quanto avessi immaginato, mi sentivo le gambe molli e non potevo fare altro che andare a stendermi da qualche parte e per fortuna prima della torta avevo già scattato parecchie foto (in stato di ebbrezza alcolica) e ripreso un paio di pezzi dei Bayacaneros, la cui musica mi sembrava abbastanza sin cojones e poi avevo parlato con Steve, anche se più delle nostre bocche erano stati gli occhi a comunicare e il party da Vittorio stava andando alla grande e me la stavo spassando decisamente bene fino all’incontro con Uncle Eddie e poi non so che cazzo è successo, dopo essere giunto alla macchina, traballando e trascinandomi, mi sono sdraiato sul sedile posteriore e mi sono disciolto in un flusso psichico costante in cui non c’erano più differenze fra interno ed esterno, tutto si mischiava, sensazioni, emozioni, pensieri, percezioni sonore, la musica, il rumore del vento, i miei respiri, non riuscivo fisicamente a muovermi e devo aver passato un paio di ore in questo stato di alterazione totale, poi è cominciato il tramonto e in un atto di lucidità improvvisa ho guidato fino a casa, Sara era di buon umore, riuscivo a malapena a parlarle, dopo un bicchiere di vino siamo andati a dormire ognuno nella propria stanza, la notte ha dimenticato il mio nome e io quello di ogni amante che abbia mai avuto o desiderato.
martedì 3 agosto 2021
Orgiva #53
Non c’erano sogni ad attenderci e non c’erano più piani e vie di fuga che ci potessero salvare, gli uomini lo sapevano che la vita sarebbe finita e che era inutile opporsi, era un continuo costruire e distruggere senza un senso apparente anche se tutto, in alcuni fulgidi momenti, brillava di un significato di splendente illogicità.
Trovavo libri mentre camminavo, lasciati da qualche parte e altri regali inaspettati e poi il dono più meraviglioso di tutti, il mio cuore era di nuovo intero, vivo e palpitante, le sue ferite pulsavano di colori lisergici nel buio dei miei occhi chiusi, il dolore era scomparso e l’amore mi sembrava ora un atto di una volontà liberata e non il bisogno di una schiavitù emotiva.
Proseguivo a cimentarmi nell’arte dell’equidistanza, sulla pelle lasciavamo segni che gli altri potessero vedere, sapevo come nascondermi e svanire, le notti erano tornate ad essere respiri e occhi liquidi fra le ultime battute di un ennesimo spettacolo che stava per finire, non ci sarebbero state altre repliche, lo sapevamo bene, goditi questi attimi prima che restino solo le lacrime a ricordarti i giorni in cui ti ho amata e perduta.
domenica 1 agosto 2021
senza titolo
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