domenica 26 settembre 2021
Capileira
venerdì 24 settembre 2021
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domenica 19 settembre 2021
Orgiva #60
E non volevo sapere cosa sarebbe successo dopo, se erano solo i miei orgasmi negati a dettare le regole da seguire o se fossero i limiti di una convivenza impossibile da portare avanti a farmi restare con te, esploravamo questi labili confini solo per poi distruggerli l’attimo seguente, ingannandoci ancora e creandone così di nuovi, fino a quando fosse stata la libertà o la nostra rispettiva schiavitù a condurci nei luoghi dell’immaginazione e della realtà che esiste al di là di essa.
Non sai mai cosa si troverà dopo il prossimo angolo, diceva Paul, poi mi passava la bottiglia di Jameson e davo un sorso, Martha era lì vicino, l’abbiamo raggiunta, stava bevendo birra con altra gente, il Chico Bar era stranamente affollato e Miguel stava per chiudere, chiamando l’ultimo giro, ci sarebbe stato un party da Vittorio quella notte - Sono tornato a casa da Sara, poi tutto si è fatto senza senso e i ruoli di entrambi sono stati quelli sbagliati, volevo solo vedere un film con te, Sara e poi sdraiarmi al tuo fianco, non me ne frega un cazzo dei personaggi di questo pueblo, è lo scrittore che li crea e li descrive e li lascia vivere fra queste pagine, la crudeltà è un gioco sublime, diceva qualcuno, l’amore solo una ferita più profonda delle altre.
venerdì 17 settembre 2021
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mercoledì 15 settembre 2021
Lanjaron #3
Avevamo fumato changa, una sera, creando prima un piccolo rituale, seduti su dei cuscini orientali, nella penombra di una luce rossastra, gli effetti di questo miscuglio di erbe era arrivato quasi subito, trascinandomi velocemente in quell’altro mondo (il nagual) dal quale ero stato assorbito, prima ad occhi chiusi, con strutture geometriche, colorate e concentriche, in movimento, poi ad occhi aperti, con nuove profondità tridimensionali dello spazio e degli oggetti al loro interno, la realtà girava circolarmente intorno ai punti su cui si fermava il mio sguardo - Divinità indiane, il volto di Sara, misterioso come quello di una donna araba, poi il contatto delle sue dita sul mio braccio, freddo e mortale - Eravamo due estranei seduti uno accanto all’altro, mentre ci concedevamo una pausa dalle nostre litigate, dalle nostre sfuriate, rifugiandoci per poco e in silenzio nei nostri rispettivi mondi interiori - Un gemito di piacere mi era uscito dalle labbra quando la sostanza si era impossessata di me, sprofondavo, riemergevo, io e Sara eravamo stati entrambi altrove senza che nessuno potesse dirci esattamente dove, poi eravamo di nuovo seduti sul divano, le proporzioni della stanza tornavano alla normalità (quale? domandava scettico lo scrittore) - Quella delle stupide illusioni euclidee, nuovi teoremi sarebbero stati scoperti, un giorno, oltre le fetide elucubrazioni di una geometria ormai vecchia, inutile e stantia.
Qualcuno fumava porro al tavolo dei desperados, avevo ordinato una seconda Estrella, il tipo stava parlando con gli altri in italiano, nascondendosi a vivere chissà dove, forse in montagna, a coltivare oppio e marijuana - Avevo passato un paio di ore, durante la mattina, a guidare senza meta, per poi fermarmi a scattare foto alle enormi eliche di gigantesche turbine eoliche - Mi era venuto il cazzo duro nei pantaloni, pensando a Sara, erano più di dieci giorni che non sborravo, mi sentivo i coglioni gonfi (che condanna essere uomini, ripeteva lo scrittore a se stesso) e il minimo contatto del suo corpo mi provocava un brivido e un fremito di piacere e inquietudine - Le avevo baciato una caviglia, la notte precedente, sul piccolo terrazzo di casa e le solite fantasie avevano preso forma nella sala buia delle proiezioni mentali (sempre lo stesso film, sempre lo stesso film, ripeteva annoiato il regista in cerca di nuove e decadenti sceneggiature) - In un bar qualcuno stava parlando di bocchini e masturbazione e c’erano intorno, da qualche parte, facciate lucenti di case abbandonate e frammenti di storie dimenticate fra di esse e persone in attesa fra i vicoli sporchi e lungo le strade ormai vuote di questo pueblo, dove Tim si sistemava per terra con il suo violino, suonando una musica di una tristezza devastante e poi le fotografie perdute di tutti i giorni che abbiamo sprecato insieme, di quelli passati a guardare le onde del mare scintillare durante la mia giovinezza, l’odore dell’hashish e ogni momento di cui non sapremo più nulla e poi l’oblio che ogni storia d’amore racchiude e disvela e le nostre dita intrecciate e l’amore che che ho provato e ho cercato di esprimere per tutta la mia vita senza mai riuscirci e poi gli errori e le sconfitte e quella fine che ogni inizio pretende solo per essere tale e il silenzio di una stanza e quello dei miei piaceri proibiti e le parole che mi dimenticherò di dirti e questo istante con le sue mendicanti menzogne e le sue verità in vesti di sgargianti bugie, cangianti oscenità, i tuoi morsi fra quel che resta delle mie indomite e insaziabili metamorfosi notturne, bianca luce che accogli ogni sbaglio, continua a proteggermi, bianco calore che trasformi la sofferenza nel piacere di chi si abbandona alle tue sinuose onde, ovunque proteggimi, ultima spiaggia, ultimo orgasmo, fottere, fottere, fottere, grida qualcuno nell’estasi di un tormento infinito.
venerdì 10 settembre 2021
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mercoledì 8 settembre 2021
Orgiva #59
E le notti si susseguivano nella sua stanza, a volte trasformata in un teatro delle crudeltà erotiche, con atti proibiti, meravigliosi e impudici, altre volte ci addormentavamo abbracciati e mi limitavo ad ascoltare il suo respiro veloce e ritmico, poi c’erano le notti in cui scopavamo e mi sembrava di sprofondare nei misteri del sesso e della sua inquieta magia, poi mi fermavo e la guardavo negli occhi e tutto svaniva e la bellezza che vedevo al loro interno era sconvolgente, era qualcosa simile ad un incanto e le sussurravo che l’amavo, anche se nessuna parola avrebbe realmente potuto esprimere ciò che provavo in quei momenti.
Poi riprendevo a scoparla, ad occhi chiusi, a leccarle la fica, lei si avvicinava ad un orgasmo che poi fuggiva via, lasciandola in balia di non so quale disfatta personale, ma non c’è nessuna gara contro il tempo in questo tipo di cose, avrei dovuto dirle, nessuna inquietudine in questa bizzarra fuga verso un piacere che ti appare irraggiungibile, abbandonati ad un climax danzante dei sensi, aspetterò il ripetersi delle maree fra le tue gambe, questo luogo così suadente, floreale e marino, come fosse l’estuario di un fiume segreto su un oceano di fuggenti estasi femminee.
Le montagne intorno al pueblo continuavano a proteggermi con le loro linee e forme azzurrine durante i tramonti invernali o a ispirare scenari zen nei giorni di foschia e bruma fumosa. Aveva piovuto durante la notte e le pietre della piazza erano lucenti, come i miei occhi ogni volta che la tristezza li bagnava di ricordi e visi smarriti, dimentica il mio nome in modo che non ci sia nessun passato, nessun amante perduto, che nei sogni venga ancora a turbarti, con il suo inutile amore, le sue pressanti erezioni e ogni menzogna che non abbia mai avuto il coraggio di raccontarti.
sabato 4 settembre 2021
Orgiva #58
Il fumo della sigaretta di Miguel, poggiata in un posacenere vicino al bancone del Chico Bar, creava figure astratte nell’aria e c’erano bottiglie di birra vuote che aspettavano di essere raccolte e altre piene che attendevano di essere scolate e uomini accanto ad esse che le afferravano e le portavano vicino alla bocca, poi davano un sorso, poi un tiro dalla perenne sigaretta tenuta fra le dita e poi parole e sguardi che non riconoscevo e mi sentivo di nuovo uno straniero ed ero felice di esserlo e forse questo sarebbe stato il resto della mia vita, apparire in luoghi sconosciuti come fossero lo scenario di un sogno, sparire dalle città, assumere identità diverse, inventate ogni volta dallo scrittore, indossare maschere, interpretare personaggi bizzarri, dare corpo, sudore e voce ai protagonisti di atti sessuali proibiti e perversi - C’erano formiche che procedevano in fila su un tavolo di legno, accanto alle mie braccia, tracciando direzioni senza senso, se non quello deciso da divinità invisibili a noi umani che davano agli insetti la possibilità di credere in un percorso che nessuno avrebbe seguito al di fuori di essi - C’era una deriva e un senso di sconfitta umana nel Chico Bar che mi affascinava, c’era l’essenza stessa di un certo tipo di esistenza e la tristezza e il dolore che la consapevolezza di esserne parte portavano, c’era l’attesa, la perenne attesa di qualcosa che non aveva nome (la morte non bisogna mai chiamarla direttamente) e di qualcosa che non sarebbe mai arrivato se non negli improvvisi attimi di felicità che quasi nessuno sapeva riconoscere fra quei tavoli luridi (Miguel dava giusto un’innaffiata generale alla sera) e poi c’era la tua testa nell’incavo della mia spalla e potevo sentire l’odore dei tuoi capelli ancora bagnati e così scrivevo ancora le mie poesie d’amore anche se non ci sarebbero stati lettori a ricordarsi di esse e sarà il tempo, mia dolce amica, con il suo eterno silenzio a dirci che solo il presente conta e quello che esso racchiude, fosso solo un sospiro o un gemito di impudica gioia - Miguel si rolla un’altra sigaretta fatta a mano, parlando e fottendosene altamente di qualsiasi cosa io possa scrivere, pensare o dire e questo mi sembra di una perfezione assoluta, mentre il giorno prosegue il suo arcuato camino e io non aspetto altro che esserti di nuovo accanto nel letto e non credo abbia molta importanza se sia il sesso o se siano i sentimenti a riportarmi ogni volta da te, continuerai ad asciugare le mie lacrime fino a quando accetterai che è questo il mio modo di amarti, di entrarti dentro, di fuggire lontano, con la speranza, che in un modo o nell’altro, tua sappia sempre come raggiungermi.
ZetaElle #28
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