C’erano gli incubi di mia madre e quelli di Sara, che entrambe mi raccontavano e mi chiedevo se in qualche bizzarra maniera fossero collegati e Tim che veniva a trovarmi nell’incipit di una storia onirica e Lorenzo che aveva rubato una macchina e passava a prendermi per portarmi con lui per fuggire chissà dove e una chiave azzurra che apriva una porta che avrei dovuto tenere chiusa perché dall’altra parte non c’erano altro che riflessi di sogni infranti e poi una stanza con file di formiche che marciavano sul pavimento come eserciti di asceti in coreografie primitive e le enormi navate di un museo con i quadri attaccati alle pareti che cominciavano a staccarsi dalle proprie cornici e il silenzio liquido e le visioni colorate e geometriche indotte dalla mescalina che pulsavano sotto le palpebre, le deliranti architetture spiraliformi sostenute in vortici di dmt, ancora il profilo di una montagna, ogni mattina, davanti ai miei occhi, quando avrei trovato il coraggio di andarmene? Nessuno voleva accettare la propria morte o per lo meno ammettere che sarebbe stata reale, ti avrei attesa in silenzio, mia pudica amante e ti avrei salutato con un bacio sulle tue fredde labbra, che ridicola immagine, disse lo scrittore, che stupida rappresentazione, una rancida iconografia per metafisiche ore di crudele astinenza da oppiacei, ci pensava la tua voce a dirmi cosa fare o quella di John Cale mentre cantava Paris 1919, la sborra che ti colava dalla fica a ricordarmi ogni inutile orgasmo, ogni imbarazzante dichiarazione dei propri sentimenti, vibrazioni oscene nel cuore, ti attenderò qui, sul confine invisibile della mia resa, quando tutto diventa sublime nel suo smettere di essere vero e nudo e inquieto, come un saluto, un addio, un attimo prima di sprofondare in un abisso di brutali e strazianti tentazioni.
lunedì 31 gennaio 2022
venerdì 28 gennaio 2022
senza titolo
A volte speravo veramente che le cose finissero, così come erano, così come non sarebbero mai state e che tutto continuasse solo dentro di me, nella quiete del cuore a occhi chiusi, durante la notte, nelle ore in cui la luce non era altro che un pallido ricordo, prima di ogni erezione, di ogni desiderio, non c’erano posti adatti per me in questa vita, lo sapevo, lo avevo sempre saputo e la totale rassegnazione a questa verità mi dava il coraggio di andare avanti, perché non c’era più nessun luogo dove volessi arrivare, c’erano i respiri e il vuoto e la meraviglia al loro interno, quella di essere vivo e niente più, fuori era una disfatta continua e io non avevo la voglia di ingannarmi ancora, era solo un’attesa per nulla che sarebbe rimasto, lo sapevano i vecchi, lo sapevano nel loro rifugiarsi su una sedia solitaria, al sole o in quello che dei giorni restava, erano i ricordi, quelli che venivano e i volti degli amici scomparsi e gli echi delle risate in macchina e poi fugaci immagini e odori e voci che non ascolteremo mai più.
E la stanchezza, quella di guardarmi intorno senza che ci fosse niente che mi interessasse sul serio e i film pornografici della mente e le stanze segrete e gli incontri proibiti e una tristezza soffocata nella gola, che non volevo confessare, che avrei tenuta nascosta in quello spazio ingannevole di parole impossibili da pronunciare, chiedersi come eravamo giunti fino a qui significava ammettere che non c’eravamo mai mossi, erano gli scenari, le quinte a cambiare ma ogni cosa era assolutamente la stessa, un fiore, una nuvola, un albero, un sorriso, una lacrima, un livido viola sul tuo volto insonne e poi le panchine del nostro abbandono in parchi di fuggevoli bugie, palpebre sottili, ormai di carta, il tuo corpo addormentato in mattine che assomigliavano a una splendente sconfitta, il tuo amore come un atto di resa, una mano che ti indichi il cammino, un’altra che afferri la tua, quando sarai solo e i tuoi passi saranno come le orme di uno sconosciuto, con i tuoi stessi occhi e il tuo stesso dolore.
mercoledì 26 gennaio 2022
freewheelin' #58
C’erano stelle brillanti nel cielo e geometrie aliene che aspettavano di essere scoperte nell’universo, giorni come ponti infiniti sulla circonferenza di una ruota ferma, nessun luogo dove andare, allora siediti, ragazzo mio, chiudi gli occhi e attendi in silenzio, tutto quello che deve ancora venire e in un sospiro poi passare e svanire.
sabato 22 gennaio 2022
senza titolo
mercoledì 19 gennaio 2022
senza titolo
lunedì 17 gennaio 2022
Cigarrones #24
venerdì 14 gennaio 2022
senza titolo
martedì 11 gennaio 2022
freewheelin' #57
C’era il ricordo di piscine lucenti, da qualche parte nella mia mente e della nostra pelle bagnata e di tutti i segreti che il tempo finisce per svelare, perché è nella ripetizione, nell’obbligo conformistico di non cambiare mai che si nasconde e si nutre la perdita di qualsiasi interesse ed entusiasmo nei confronti della vita e non sapevo dove sarei arrivato, come adesso non avevo scie di pensieri a condurmi da dove ero venuto, stavo dimenticando e da tanti anni avevo smesso di sperare, la rassegnazione era il sublime traguardo dei vinti e fra loro io camminavo a testa alta, trovandomi a mio agio fra i miserabili e gli sconfitti e c’erano ancora ratti dalle sembianze umane, negli angoli delle strade, come quelli che avevo visto affrettarsi nei corridoi di molti uffici, c’erano troie che accavallavano le gambe per farti intravedere un pezzo di fica che non ti sarebbe servito a nulla e gli sguardi opachi di uomini che stavano invecchiando e lo stavano facendo molto male, sigarette, coppe di brandy alla mattina, per brindare al nuovo giorno e alla sua inevitabile rovina, che gloria insoddisfatta, quale migliore trionfo della propria decadenza, cadere, cadere, cadere, senza più freni, senza più reti che arrestassero il nostro precipitare, un giorno lo spettacolo sarebbe finito e le comparse se ne sarebbero tornate stanche a casa e noi fra di esse, avrei ascoltato ancora i tuoi insulti e le tue richieste d’amore, volevo andarmene eppure eri tu il mio mondo e in esso avevo deciso di vivere e nascondermi, nessuna giovinezza sarà meravigliosa come la fragilità della vecchiaia, è stata sempre una farsa questa parvenza di lotta (continua, come direbbe mio padre), con i suoi dispersi, reduci, feriti, con le sue vittime, i suoi traditori, con le bandiere bianche alzate al cielo quando ognuno sta guardando da un’altra parte, imperi di erezioni alle porte, ammassati contro le mura di questa prigione, ti sei messa a pecora e mi hai chiesto di incularti, non lo avevo più fatto per anni e forse avrei voluto che fossi tu a sodomizzarmi e in un attimo in cui il tempo è regredito ad un istante di eternità io sono venuto gemendo dentro le tue chiappe, è stata solo un’altra sconfitta, la più umana e dolente di tutte.
sabato 8 gennaio 2022
freewheelin' #56
giovedì 6 gennaio 2022
Orgiva #68
E poi bastava scendere al Chico Bar e mettersi a scrivere, cerveza al fianco e la quiete che tornava nel mio cuore e la luce, quella luce dorata, sospesa, nella nuova casa di Sara e il tempo che rallentava al suo interno e quella sensazione dolce e dolente di quando vedevi qualcuno o qualcosa e sapevi che lo stavi facendo per l’ultima volta e tutti i giorni che hanno preteso il loro prezzo, il loro tributo di sofferenza solo perché eravamo vivi e non potevamo fare altro che esistere e poi i sorrisi e i momenti di splendente allegria, negli occhi, sulle labbra, mi ricordo i tuoi brillare, farsi più profondi ogni volta che ti ho vista felice mentre salivo e scendevo da questa giostra delle emozioni con il desiderio in fondo all’anima di andarmene, un giorno, a fare in culo per sempre.
E c’era Vanessa davanti a me, a bere birra, in un incontro che i sogni esigevano e Tim e Scott a parlare seduti a un tavolo di pietra, chissà di cosa, musica, droghe, terra, si, terra, una parte di Cigarrones era in vendita, chi l’avrebbe comprata? O forse parlavano di tutto quello che non riuscivo a capire e che non bastavano gli sguardi a spiegare, ad esprimere e poi ho visto Frasco che risaliva verso la sua casa, ultimo cowboy di questo pueblo (il progetto di un western acido con i desperados locali era ancora in un angolo della mente) - C’era un biglietto di sola andata verso il nulla ed era un viaggio che ci attendeva a tutti quanti, lo avrei fatto da solo, non avevamo compagni in questa ultima fuga, avrei oltrepassato lo specchio e le illusioni di questo mondo che ingoia e divora le nostre speranze trasformandole in debolezze, dolce puttana che ridi con la faccia e la gola inondate di sborra, imparerai ad amare anche queste umiliazioni perché la tua anima è pura e le tue gambe un tempio di tentazioni proibite.
martedì 4 gennaio 2022
Orgiva #67
Wibbs mi indicava una bizzarra e primitiva struttura di pietra, poi me ne spiegava l’origine, eravamo in un sogno e io lo ascoltavo e annuivo, poi c’era una fila di persone in marcia, nella penombra del fianco di una collina e una prospettiva all’interno del mio sguardo che cambiava in continuazione, da tridimensionale a piana, da piana a tridimensionale, avremmo di nuovo fumato changa e avuto visioni, c’era la presenza di un uomo defunto all’interno di un’armadio nella casa dove viveva Sara e la morte sorrideva e aveva mosche che le ronzavano sul capo in attesa che io la riconcessi e la salutassi con un cenno della mano, per poi sedermi da qualche parte, in silenzio, a bere con lei.
ZetaElle #28
Tornato in città Zito Luvumbo si era ritrovato pieno di cose da fare e organizzare. Simulazioni di guerriglia urbane per le strade dei qua...
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