mercoledì 31 agosto 2022
dream #118
sabato 20 agosto 2022
dream #117
Ero in una città e dovevo prendere un aereo per tornare da qualche parte dove qualcuno mi aspettava - Poi mi sono perduto nel tragitto verso l’aeroporto, ero confuso, con l’ansia di fare tardi per il volo - Sono davanti alla fermata di un autobus, non so dove andare, le strade del mondo mi hanno rapito ancora.
venerdì 12 agosto 2022
dream #116
lunedì 8 agosto 2022
dream #115
Stavo camminando e sono arrivato in una zona periferica di una città, con delle baracche e resti di case, mi sono messo a rovistare fra i calcinacci e la sporcizia circostante, come ero solito fare nei miei giorni di vagabondo - È arrivato un uomo che sembrava vivere da quelle parti, mi ha mostrato la sua casa, bizzarra, strana, un insieme di cunicoli e improbabili stanze - Abbiamo iniziato a scendere nel sottosuolo ed era buio e umido e c’era odore di muffa, la voce dell’uomo parlava, raccontandomi qualcosa, poi sono scivolato e sono caduto e ho continuato a cadere lungo un cunicolo, i cui contorni erano malleabili e fangosi, quasi impalpabili, mi sono ritrovato sul fondo, ho avuto paura perché non sapevo dove ero, ho chiamato l’uomo, nessuno mi ha risposto, ho provato a risalire, arrampicandomi, non vedevo nulla, le mie mani afferravano qualcosa che si sgretolava, poi sempre in questo modo sono riuscito a muovermi, forse strisciando, fino a quando ho sentito la presenza di due uomini, da qualche parte, sopra di me, hanno parlato, mi sono messo in piedi e anche se non li vedevo sapevo che erano lì, uno dei due mi ha spruzzato qualcosa sulla faccia e ho capito che voleva drogarmi e abusare di me e ho avuto di nuovo paura, ho chiuso gli occhi e sono svenuto - Ero fuori, camminando lungo strade di piene sporcizia, con i cassonetti stracolmi di rifiuti, poi è passato un camion della spazzatura, anche se aveva una forma diversa da quella solita, ci sono salito sopra e mi sono messo vicino al conducente e gli ho detto di andare via da lì, lui non ha detto niente, ha continuato a guidare, il suo volto cambiava, i suoi lineamenti e le sue sembianze si trasformavano da un secondo all’altro, io non avevo nessuna idea di dove stessimo andando e la città è divenuta un miraggio e chissà quando ci saremmo fermati - Il mondo era un mistero che nessuno mi avrebbe potuto spiegare.
giovedì 4 agosto 2022
freewheelin' #67
Un uomo parlava da solo, davanti a un bar ormai chiuso, dicendo che la terza guerra mondiale c’era già stata ed era domenica sera e tirava un vento freddo e stavo camminando e c’era un furgone bianco che mi seguiva, poi mi ha superato e si è fermato davanti a un cassonetto, è sceso uno zingaro con il suo spadino di metallo, sorridendo e con il suo arnese in mano ha smosso un pò i sacchi dell’immondizia nel cassonetto, non ha trovato niente, non sembrava che gliene importasse più di tanto, il suo sorriso era sempre allo stesso posto, così è risalito sul furgone, dove il resto della sua famiglia lo aspettava, ha messo in moto e si è diretto verso il prossimo gruppo di cassonetti, che bella maniera di stare insieme, ho pensato, mi sarei dovuto trovare anche io uno spadino, per essere più professionale nelle mie ricerche nel variegato universo della monnezza, per adesso mi interessavano solo scarpe da donna usate (per le mie attività masturbatorie) e libri (per quelle intellettuali), chissà, forse, avrei potuto ampliare la mia gamma di interessi - C’era Catalina ad aprirmi la porta e credo che anche Maria fosse con noi, c’era una sensazione tattile in quella stanza, di cose che potevano essere toccate e poi è apparso mio zio Marco e mi ha detto qualcosa e ho pensato che era strano incontrarlo lì, sembrava tranquillo, poi era notte, fuori, da qualche parte e un furgoncino mi stava aspettando, ci sono salito sopra, qualcuno stava al volante e canticchiava una vecchia canzone - Avremmo conosciuto un giorno la felicità, anche a costo di non svegliarci mai più dai nostri sogni.
martedì 2 agosto 2022
Orgiva #77
E ogni cosa iniziava a confondersi di nuovo, le emozioni, i sentimenti, le lacrime, le risa, le erezioni, le carezze, le parole e i silenzi - L’aeroporto di Malaga e il primo abbraccio con Sara, il primo sguardo e già i nostri occhi erano umidi e il viaggio in macchina fino a Orgiva e poi la sera che appare, improvvisa, come se nessuno la stesse aspettando, con i profili delle montagne, delle colline, ormai così familiari, forme e colori, solo forme e colori, senza più nomi, erano stati questi gli insegnamenti dell’acido e poi la casa, con il suo respiro, i quadri, il nuovo divano, la stanza da letto, dove dormire, intrecciarsi, amarsi, piangere, dove dichiarare poesie, dove innescare le nostre tragedie, aprendo ferite, sentendone il dolore, la sua eco, possedendoci ancora, scambiandoci la pelle e l’anima e quello che esiste in ogni distanza che ridiventa contatto - E i ragazzi in un angolo di un palazzo a Motril, nel quartiere arabo, prima che arrivasse la notte e noi avevamo caricato un materasso sul tetto della macchina, perché ci fossero altri luoghi dove addormentarsi e sognare, perché l’universo si rivelasse ancora dentro di noi, nei respiri, sotto le palpebre, come se le stelle non fossero altro che il riverbero dei tuoi occhi, quando ti svegliavi e ti baciavo perché non sapevo fare altro e poi le tue domande da bambina e gli attimi di violenza e il tempo che diventava veloce e a cui io non sapevo come stare dietro, seguendo il passo rallentato dei battiti del mio cure e i bicchieri di vino e le risate e i personaggi idioti che inventavo per alleggerirti l’anima e mi accorgo solo ora di quanto Roma fosse diventata solo un luogo di fantasmi, di memorie, di momenti svaniti che non sarebbero più ritornati, c’erano i miei genitori, c’era ancora la mia infanzia, da qualche parte, nella luce delle strade, nelle stanze della casa dei miei nonni, pranzavo spesso con mia madre e bevevamo vino e lei mi sembrava come sospesa nel tempo e poi c’erano frammenti, attimi in cui la vedevo come se stesse per svanire e questi fotogrammi si imprimevano nella memoria, in quella futura e più di ogni altra cosa potevo vedere quello che aveva dentro e quanto di esso mi appartenesse e poi ero ancora nel pueblo e mi sembrava di tornare al presente anche se non capivo bene quale fosse e poi sarei partito un’altra volta per tornare indietro anche se ogni direzione non aveva più nessuna importanza, era un lento sciogliersi nei misteri della vita, a cui avevo smesso di oppormi, perché fosse la sua meraviglia quello di cui avrei potuto parlarti e la saggezza che essa racchiude e l’amore che tutto permea e fa palpitare e l’infinito di quello che siamo e mai capiremo di essere.
ZetaElle #28
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