Ancora antichi borghi, profili di anziani seduti nell’ombra, ricordi di pellicole mai girate se non fra le piaghe di menti raggrinzite e di nuovo le trappole delle sostanze e uomini dal volto sudato, accasciati sulle scale all’interno di ennesime interzone psichiche - Una bottiglia di birra prima del mezzogiorno, un’altra sigaretta fra le labbra, membri di band punk inesistenti fumavano e chiacchieravano, i tatuaggi come chiazze di stupidità fra le braccia - Le rondini attraversavano le onde calde dell’aria e planavano sulla superficie di una piscina per poi tornare a volteggiare nei loro pirotecnici cerchi, lo sguardo dello scrittore seguiva quelle scenografiche traiettorie e il vento voleva voltare pagina e le case dell’infanzia e il suo nome chiamato da voci scomparse e le colline si muovevano in paesaggi aridi e sinuosi, con improvvisi filari di pioppi che tagliavano i campi e le forme aliene e verdeggianti dei boschi e quelle geometriche degli uliveti e un senso di quiete e di calma e la sonnolenta pace del pomeriggio e le tende che oscillavano come in una danza araba e le nuvole che volteggiavano lente senza assumere i contorni di bizzarri animali e qualcuno in una stanza stava pianificando futuri complotti e storie sovversive con picaresche partiture sonore, i guaiti, i gemiti, le urla, i sussurri, le grida, i sospiri, le stelle cadenti nel cielo nella notte di San Lorenzo, i baci rubati nell’adolescenza, le scie lucenti di amori svaniti, lo scrittore era sdraiato su un’amaca, il bicchiere di vino in una mano, il lento e ipnotico dondolio del tempo, un respiro di malinconica eternità che fioriva sulle labbra, perché sapevamo che il ritorno era il futuro di ogni rinuncia, di ogni breve pausa, fra mura sgretolate, in stanze silenziose, nell’eco di una risata, nel passare dei giorni, chiusi ad aspettare, il ripetersi delle storie, l’inizio di una nuova sconfitta.
domenica 12 gennaio 2025
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ZetaElle #20
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