I pensieri dello scrittore e quelli di Zito Luvumbo sembravano essere simili. A volte erano affollati da strane presenze, quelle che la solitudine sussurrava a entrambi e che il tempo aveva finito per lasciare libere di muoversi nel loro cuore.
Lo scrittore poteva rivedere il suo doppio allontanarsi dalla giovinezza, pronosticando una perdita del desiderio sessuale che accentuava la sua tipica malinconia, la mancanza di erezioni in situazioni che prima lo eccitavano gli dava il senso di una vita che si trasformava e forse di una inaspettata liberazione.
Gli echi delle bugie delle sue amanti erano, in alcune sere, ancora nell’aria, come i gemiti di una di loro, arrivata attraverso le pagine e i mesi a ridestare le sue sopite perversioni, mentre scopava con un ragazzo argentino nella medesima stanza in cui lo scrittore la osservava disteso sul letto, non sapendo bene che fare e finendo per prenderla a cinghiate sul culo e la schiena, in un impeto di incontrollata violenza.
Zito Luvumbo passava sempre più tempo sulla spiaggia e si era accorto che alcune persone, di provenienza africana, dormivano dentro delle tende dietro le dune, probabilmente svolgendo piccoli traffici illeciti e passando gran parte della giornata distesi sulla sabbia, protetti da un grande ombrellone.
La sera qualcuno accendeva un fuoco e Zito Luvumbo si univa a quelle persone e ne ascoltava i raconti e i ricordi e i viaggi e le fughe. E tutte le illusioni che ogni nuova vita portava con sé. Zito Luvumbo ascoltava e osservava e non aveva mai troppe domande da fare. Gli altri non sembravano essere sorpresi dalla sua presenza, era calda, amichevole e accogliente. Se qualcuno gli offriva da fumare o da bere Zito Luvumbo rifiutava gentilmente e sorrideva, ogni tanto si alzava, si allontanava dal fuoco, si avvicinava al bagnasciuga, ascoltava il mare, guardava le stelle e il riverbero della luna sulle creste fluorescenti delle piccole onde.
E il sesso? Si chiedeva lo scrittore, tutte quelle scopate, le fantasie, le ripetitive ossessioni con le quali hai marcato una bella parte della tua esistenza, che fine hanno fatto? Quel cumulo di fantasie che ritenevi proibite solo perché non avevi il coraggio o il gusto di confessarle e tantomeno condividerle, per la paura di ricevere un ennesimo rifiuto o una dolente incomprensione. Per poi finire in quelle stanze dove erano i soldi a dare forma e sostanza alle tue messinscene erotiche. Non che rimanesse poi tanto fra i fatti e la loro rielaborazione, era qualcosa di mentale, nascosto, che passasse poi nella pelle stava perdendo definitivamente importanza.
I coniugi McKenzie erano stati visti camminare per le stradine di Napoli, quelle vicino alla stazione per poi arrivare a Via Toledo e i Quartieri Spagnoli, proseguendo per piazza Dante, fino a giungere a un piccolo appartamento nel quale furono visti entrare e poi uscire qualche ora più tardi. La signora McKenzie pregustava le sue stranezze sessuali, sicura che il signor McKenzie non avrebbe obiettato alle sue richieste, qualunque esse fossero.
C’era il cuore a battere ancora, pensava lo scrittore, restio ad abbandonarsi ai ricordi, perché sapeva che le ferite inferte non si sarebbero rimarginate mai del tutto. Una stilla di sangue sarà come un palpito d’amore e una lacrima l’ombra liquida di un sorriso. Questa dolce tristezza che conosceva così bene. Zito Luvumbo, intanto, tornava verso il fuoco, sedendosi a gambe incrociate, le immagini dei volti amati che scivolavano sulla sabbia e poi un respiro e quello successivo, perché non siamo altro che brevi onde in un mare di misteri e sconfitte.