Avevano sistemato un divano proprio davanti al canale, davanti alla loro casa e si erano seduti a bere birra e rollarsi sigarette di tabacco, avevano mandato un ragazzo a comprare qualche grammo di doppiozero e cheese e intanto aspettavano la sera, perché ci sarebbe stata una festa su uno dei barconi poco lontani e tra un paio di settimane sarebbero di nuovo iniziati i corsi e lui era seduto vicino ad una ragazza che gli piaceva, una ragazza tedesca, aveva capelli rossi corti e un tatuaggio lungo il braccio destro e adesso lei aveva posato la testa sulla sua spalla e lui poteva sentire l’odore dei suoi capelli e stare tranquillo e fumare la sua sigaretta di tabacco. E pensava al seminario che avrebbe dovuto seguire tra qualche giorno, prima dell’inizio dei corsi, un seminario di antropologia sulla sciamanesimo e intanto i capelli della ragazza erano così morbidi che si chiedeva che senso avesse pensare allo studio quando la dolcezza di quei capelli era un richiamo verso un mondo diverso, una dimensione personale e unica, quella dell’amore e dei baci e delle carezze e allora allungò la sua mano verso quella della ragazza e iniziò a giocare con le sue dita e lei si lasciava sfiorare, in silenzio, senza dire nulla, con la testa appogiata sula sua spalla. Ogni tanto il sole usciva fuori dalle nuvole ed il cielo era azzuro, in quelle parti in cui non c’erano le nuvole e la luce illuminava le finestre e gli occhi di altre ragazze e i turisti passavano dietro di loro e si dirigevano verso il red light district e lui diede un sorso alla sua birra e pensò che alcune persone finivano per impazziare, arrivate ad un certo punto, il punto di rottura e andavano in giro con buste con dentro le cose più impensabili e grandi stereo a cassette senza avere le cassette e tenevano in bocca mozziconi spenti di sigarette che succhiavano nel disperato bisogno di assumere nicotina e quelli che parlvano da soli e quelli che si masturbavano dentro i tram, di nascosto, osservando piedi e sbirciando sotto le gonne e c’era la musica degli anni ottanta, dark, con sintetizzatori e giri insistenti di basso e si mise gli occhiali e chiuse gli occhi e le sue dita si strinsero ancora più forte con quelle della ragazza e la notte prima aveva fatto un sogno, c’era una ragazza, un’altra ragazza, con cui era stato a scuola, prima dell’università e alcune volte si erano baciati e avevano passato un anno praticamente vedendosi tutti i giorni, pranzavano insieme, parlavano, si raccontavano cose e lei stava con un altro ragazzo e quindi il loro era un rapporto senza sesso e si divertivano a camminare e a scherzare, poi un giorno qualcosa si era rotto e non si erano più visti e nel sogno questa ragazza gli diceva, abbracciandolo, stai con me, stai con me e lui aveva avuto voglia di rivederla, ma non sapeva dove cercarla e intanto un ragazzo era tornato con l’erba e lui aveva rollato una canna e l’aveva passata alla ragazza tedesca e lei aveva fumato, sorridendo, i suoi occhi erano verdi, un raggio di luce li stava illuminando, lui pensò che la felicità, a volte, poteva essere reale.
domenica 23 dicembre 2012
Amsterdam #13
Avevano sistemato un divano proprio davanti al canale, davanti alla loro casa e si erano seduti a bere birra e rollarsi sigarette di tabacco, avevano mandato un ragazzo a comprare qualche grammo di doppiozero e cheese e intanto aspettavano la sera, perché ci sarebbe stata una festa su uno dei barconi poco lontani e tra un paio di settimane sarebbero di nuovo iniziati i corsi e lui era seduto vicino ad una ragazza che gli piaceva, una ragazza tedesca, aveva capelli rossi corti e un tatuaggio lungo il braccio destro e adesso lei aveva posato la testa sulla sua spalla e lui poteva sentire l’odore dei suoi capelli e stare tranquillo e fumare la sua sigaretta di tabacco. E pensava al seminario che avrebbe dovuto seguire tra qualche giorno, prima dell’inizio dei corsi, un seminario di antropologia sulla sciamanesimo e intanto i capelli della ragazza erano così morbidi che si chiedeva che senso avesse pensare allo studio quando la dolcezza di quei capelli era un richiamo verso un mondo diverso, una dimensione personale e unica, quella dell’amore e dei baci e delle carezze e allora allungò la sua mano verso quella della ragazza e iniziò a giocare con le sue dita e lei si lasciava sfiorare, in silenzio, senza dire nulla, con la testa appogiata sula sua spalla. Ogni tanto il sole usciva fuori dalle nuvole ed il cielo era azzuro, in quelle parti in cui non c’erano le nuvole e la luce illuminava le finestre e gli occhi di altre ragazze e i turisti passavano dietro di loro e si dirigevano verso il red light district e lui diede un sorso alla sua birra e pensò che alcune persone finivano per impazziare, arrivate ad un certo punto, il punto di rottura e andavano in giro con buste con dentro le cose più impensabili e grandi stereo a cassette senza avere le cassette e tenevano in bocca mozziconi spenti di sigarette che succhiavano nel disperato bisogno di assumere nicotina e quelli che parlvano da soli e quelli che si masturbavano dentro i tram, di nascosto, osservando piedi e sbirciando sotto le gonne e c’era la musica degli anni ottanta, dark, con sintetizzatori e giri insistenti di basso e si mise gli occhiali e chiuse gli occhi e le sue dita si strinsero ancora più forte con quelle della ragazza e la notte prima aveva fatto un sogno, c’era una ragazza, un’altra ragazza, con cui era stato a scuola, prima dell’università e alcune volte si erano baciati e avevano passato un anno praticamente vedendosi tutti i giorni, pranzavano insieme, parlavano, si raccontavano cose e lei stava con un altro ragazzo e quindi il loro era un rapporto senza sesso e si divertivano a camminare e a scherzare, poi un giorno qualcosa si era rotto e non si erano più visti e nel sogno questa ragazza gli diceva, abbracciandolo, stai con me, stai con me e lui aveva avuto voglia di rivederla, ma non sapeva dove cercarla e intanto un ragazzo era tornato con l’erba e lui aveva rollato una canna e l’aveva passata alla ragazza tedesca e lei aveva fumato, sorridendo, i suoi occhi erano verdi, un raggio di luce li stava illuminando, lui pensò che la felicità, a volte, poteva essere reale.
domenica 16 dicembre 2012
Amsterdam #12
Le cose cambiano, disse l’ombra, dentro la stanza rossa, le cose cambiano e non possiamo farci niente. dovremmo imparare a vedere in maniera diversa, a capire i cambiamenti, i nostri cambiamenti, prima di tutto. dovremmmo sempre sentire dentro noi stessi ardere qualcosa, dovremmo imparare nuove verità sull’amore, sai dirmi perché sei così attratto dal sesso, da quello che non ti hanno insegnato sul sesso, quando è un qualcosa che sai bene non avere nessun valore. Ha valore il contatto, ha senso il linguaggio del corpo, ma la penetrazione, il puro atto sessuale, che significato può avere se non la stupida necessità della riproduzione della tua razza? E allora impara a controllare quel gesto, impara a negare l’orgasmo, impara a rimandare l’emissione dei tuoi fluidi. Devi costruire una gabbia ai tuoi bisogni, capire quanto siano reali, capire la vera essenza della tua natura e poi agire. Capire il senso della liberazione. Il senso della negazione e del controllo. Aumenta il tuo piacere all’infinito, trova un punto di rottura e superalo.
L’ombra
era nella stanza rossa e parlava.
L’ombra
era nuda e sedeva su un divano di pelle nera.
Lei
accendeva una candela.
L’ombra
continuava a parlare.
Spogliati
di tutto quanto non ti appartiene e cerca di compiere una ricerca verso il
necessario, indossa maschere e impara a distruggerle, conosci il silenzio, il
vero silenzio, impara a guardare nel buio, impara a leggere uno sguardo, cerca
di entrare negli altri, deve essere un esercizio, devi migliorare la tua
tecnica, devi arrivare al punto in cui non serviranno più le parole per
comprendere chi hai davanti.
Brillavano
nel buio gli strumenti della conoscenza.
Non
adesso. Prepariamo i nostri rituali. Torniamo ad una rappresentazione primitiva
della vita. Non adesso.
Uscire
e vagare nel buio.
L’ombra
raccolse i suoi vestiti.
L’ombra
salutò.
L’ombra
aprì la porta e fu fuori.
Le
strade.
La
notte.
I
sogni incompiuti di una città.
martedì 4 dicembre 2012
Amsterdam #11
E' questa distanza a farmi sentire il tuo corpo così vicino.
vuoi del popper? rende l’orgasmo più intenso...
il
ragazzo era stato ad una festa su uno dei barconi nella cerchia dei canali
ovest, era andato da solo, si era bevuto una heineken in un pub prima di arrivare e si era arrotolato una sigaretta di tabacco, era già notte mentre si dirigeva
verso il barcone e le stelle gridavano mute nel cielo le loro canzoni d’amore,
sentiva i battiti del suo cuore più forti mentre pensava a lei, che tra poco
l’avrebbe rivista, erano un paio di settimane che non si incontravano e
è
questa distanza a farmi sentire il tuo corpo così vicino
aveva
voglia di abbracciarla e di dirle qualcosa di dolce e delicato, le voleva anche
dare una poesia che le aveva scritto, gli piaceva dare poesie alle ragazze di
cui si innamorava o che facevano nascere e morire un sentimento dentro di lui.
Si fermò all’absinth e bevve un bicchiere di fée verte, poi le cose divennero
più lucide e chiare e magiche e misteriose e poi arrivò al barcone e si accese
una sigaretta e sorrise ed entrò e la vide che ballava, da dietro, i capelli
che le arrivavano sulle spalle, sciolti, si avvicinò senza che lei se ne
accorgesse, si avvicinò da dietro e la guardò, senza toccarla, senza far
sentire la sua presenza e
è
questa distanza a farmi sentire il tuo corpo così vicino
ne
annusò l’odore e allora lei si girò e si guardarono negli occhi e lei gli diede
uno schiaffo, in faccia, forte, poi sorrise e l’abbracciò e lui sentì il cuore
scoppiargli e sentì il suo odore ancora più intenso e la strinse più forte e
una volta, mentre erano chiusi in una stanza e lei lo aveva fatto inginocchiare
e gli aveva chiesto di masturbarsi davanti a lei mentre gli tirava i capezzoli
e lui sentiva il vuoto aprirsi e la libertà sempre più vicina e lei parlava a
voce bassa e lui era quasi una settimana che non veniva e tutta quella energia
sessuale che gli inondava il corpo di fremiti e follia e pensieri inquieti e
lei gli aveva detto che avrebbe contato fino a tre e lui sarebbe dovuto venire,
i loro giochi, i loro giochi speciali, i loro giochi violenti e quando la sua
voce, dolcemente, aveva detto due, lui aveva incominciato a venire e a
sciogliersi in fili di pura luce e a volare e lei gli aveva accarezzato i
capelli e con un gesto materno gli aveva avvicinato la testa ai seni ed erano
così morbidi e lui non aveva pensato più a niente ed era scomparso in quel
contatto e tante volte si era chiesto come potessero quelle sensazioni, quelle
emozioni essere così pure...
si
sedettero da una parte, la musica era meno forte e loro potevano finalmente
parlare, lei gli chiese se gli piacevano le sue scarpe nuove, lui le sorrise,
poi si presero per mano e rimasero in silenzio. la felicità erano quelle dita
intrecciate.
domenica 2 dicembre 2012
Amsterdam #10
- stringimi
- si
- più forte...
- ...
- volevo dirti una cosa...
- che cosa?
- mi piace quando mi tocchi...
quando mi lecchi... dovresti farlo di più... a volte sembra che non ti
interessi di me... che pensi solo a te stesso... è perché ti piace troppo
essere toccato... e succhiato...
- ...
- quando è l’ultima volta che
mi hai baciata... baciata per davvero... non perché stavamo scopando... o eri
eccitato... quando è stata l’ultima volta che mi hai baciato come fosse la
prima?
- ...
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