C’erano ancora echi dei nostri discorsi il giorno dopo, senza che mi ricordassi come fossi tornato a casa. L’arte del volo. O quella di dimenticare.
sabato 24 maggio 2025
ZetaElle #35
domenica 18 maggio 2025
ZetaElle #34
Interferenze statiche, circuiti elettronici sperimentali, dissonanze senili, digestioni digitali in fluidi gastrici sonori, onde asimmetriche, spettri ciclici, la drum machine in sussulti di astinenza catodica - I microfoni sono accesi e qualcuno parla, fantasma apocalittico di sé stesso, spartiti polverizzati in sequenze di note cacofoniche e in sottofondo lo scorrere di ruvidi riff di un blues sacrilego e sepolcrale - Le ultime luci della città svanivano e si eseguivano gli ennesimi preparativi di un incontro clandestino che avrebbe preso forma nei seminterrati di un palazzo abbandonato - Scaffali di libri impolverati, lettere, riviste, annuari, le insolite sezioni di santi apocrifi e spettatori impazienti, sezioni di corpi, dissezioni di comportamenti - Interferenze statiche, lo scrittore scriveva in preda ad una frenesia formicolante, stazioni radio ronzanti, i rumori venivano creati da menti turbate, sembravano nascere da soli, si smorzavano in un ronzio estivo di cavallette impazzite, la semplice attesa di una tempesta elettrica, gli appunti sistemati su un tavolo. il boato di un urlo soffocato in gola, le sedie erano ancora vuote, l’attesa tangibile nel riverbero soffuso del bianco spazio circostante.
venerdì 9 maggio 2025
ZetaElle #33
Avrei anche dovuto avere dei colloqui con Pedro (o forse terminarli sarebbe stata la scelta migliore), durante le prossime settimane e discutere con lui degli arrivi dei carichi di cocaina ed eroina dal Messico, dal cartello che rappresentava nei suoi accomodanti abiti ecclesiastici, che gli permettevano di muoversi con una notevole e invidiabile libertà fra le strade della città, travestimenti talari e infiltrazioni nel tessuto sociale giovanile dei quartieri periferici, dove avrebbe organizzato una capillare rete di spaccio metropolitano - Non cacate in chiesa, c’era scritto su un cartello - Voci e annunci e serie di ripetizioni feticistiche e l’odore della stazione la mattina e i corpi dei miserabili stesi per terra e le scie di percezioni invisibili e quelle della luce e le attese immobili e quelle del pensiero in una stasi dell’immaginazione che non ci avrebbe portato da nessuna parte.
Alain se ne era andato e nessuno sapeva più come contattarlo e rimanevano così solo supposizioni e strategie stranianti da applicare ai messaggi che continuavano ad arrivare - Esplodevano gli echi di guerre lontane, le continue crisi in medioriente e forse, un giorno, qualcuno ci avrebbe spiegato cosa fare, come collegare tutti i punti, come intrecciare i lucenti attimi della realtà e della follia, come dirottare la comprensione, come farla finita ed iniziare di nuovo, farla finita per sempre ed estinguerci.
La valigetta lasciata da Freddy vicino a una panchina, sul sedile di un vagone, vicino a un binario. La giornata pigramente si svelava, ho raccolto i pensieri come fossero bombe inesplose, senza dargli peso e importanza, poi misteriosamente sono scomparso. E le voci si sono fatte silenziose, tutte tranne una - Non cacate in chiesa, fratelli - I prossimi obiettivi erano ormai solo sanguinose ipotesi da verificare.
Warsaw #3
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Ce l’hai una sigaretta? - chiede il tossico. Non fumo, mi dispiace – rispondo. Allora che me la vai a cercare? No, non ho quest...