Altre serate dentro luoghi in cui la musica vibra nel ventre e nello stomaco e altre bottiglie di vino e altre canne in uno degli spazi psichedelici del Forte Prenestino e gli Zion Train che attaccano a suonare a un’ora imprecisata della notte e noi siamo lì, i movimenti fluidi e ipnotici del corpo, i colpi del basso e quelli della batteria, i suoni acidi ed elettronici, i tunnel pieni di luci rossastre e nuvole di fumo e poi la struttura industriale dell’Angelo Mai, residui di fabbriche dimenticate e nuove birre e gin tonic e ancora canne e Daddy g con il suo portatile che mette su pezzi che ti salgono come brividi lungo la colonna vertebrale, ritmi techno che rallentano in sonorità reggae, con i battiti della batteria che diminuiscono e ti fanno ondeggiare nella sala, il contatto con altri corpi, i loro movimenti, Mariagrazia, Lynn, Matteo, l’energia che si espande ovunque attraversando cellule e nervi, tessuti e canzoni, confini tattili che la musica cancella in una danza di estasi e sudore.
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