eri così giovane, i lunghi capelli e gli occhi chiari
di ragazza e amedeo ti faceva ritratti e tu posavi nuda davanti a lui, a volte,
i tuoi lunghi capelli e i ritratti che ti faceva, quanta disperata e triste
bellezza nel tuo volto e i colori che spargeva sulla tela, pennellata dopo
pennellata e le bottiglie di vino in frantumi durante gli alcolici litigi e le
grigie ore d’inverno passate per le strade,
nelle botteghe d’arte, nei locali a bere fino al mattino e giorni di
miseria e povertà e le lunghe discussioni notturne tra lui e i suoi amici e ti
stringevi in una coperta accanto al suo corpo e ti addormentavi e lui ti
accarezzava i capelli, i tuoi lunghi capelli e i racconti di maurice,
l’ossessione per sua madre e per la bottiglia e le prostitute che lo prendevano
in giro e le passeggiate sotto stelle verdi d’assenzio e il tuo ventre che cresceva,
giorno dopo giorno, e la tosse che spaccava il petto di amedeo e un amore così
puro, assoluto, sincero da fare male, faceva male quel bianco splendore delle
vostre anime, così lucente, tra i cartoni e le tele e la sporcizia e le pipe
cariche di oppio e lui continuava a dipingere il tuo volto e quanta vita nei
tuoi lineamenti e i colpi sordi della tosse e il tuo ventre che ti ricordava in
ogni istante quale era l’uomo che avevi deciso di amare e poi il saluto
indifferente di un giorno gelido e la morte dei suoi colori e le lacrime sul
tuo volto, il tuo meraviglioso volto, lacrime che sembravano non terminare mai
e l’aria fredda fuori dalla finestra, le tue mani sul grembo, un ultimo sguardo
al cielo, alle nuvole, un ultimo intenso sguardo, poi il vuoto, il nulla e la
fine, silenziosa, tremenda, dei tuoi dolci respiri.
domenica 9 febbraio 2014
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