Io e Marco entriamo in un palazzo, attraversiamo una grande stanza, una specie di hall di ingresso, vedo Matteo con un secchio e uno straccio in mano, immagino lavori lì, cerco un bagno perché devo pisciare – Arrivo in un altro ambiente, è abbastanza scuro, tonalità di vernice bluastre e notturne sulle pareti, ci sono delle scale, un uomo mi ferma, mi chiede dove sto andando, gli rispondo che ho bisogno di usare il bagno, lui mi dice che non è possibile, crede che sia un tossico e che voglia andare a bucarmi, gli dico che non può proibirmi di passare e comincio un lungo discorso, poi si apre una porta ed escono Barbara e Cristina, mi passano davanti senza riconoscermi e si dirigono verso un’altra porta, prima di attraversarla si fermano e poi tornano indietro, Barbara mi viene incontro e ci abbracciamo, sento il suo corpo contro il mio, il suo respiro, non so per quanto tempo rimaniamo così, non riesco a staccarmi, a lasciarla andar via, ci vediamo dopo, mi sussurra in un orecchio, dove? Al Dome, le do un bacio sulla guancia e poi ci separiamo, l’uomo che prima mi aveva fermato dice che adesso posso passare, io e Marco saliamo le scale ed arriviamo ad un’altra stanza, altre porte, corridoi con moquette dai colori scuri e opachi, nessuno in giro, dico a Marco che forse è meglio se torniamo indietro, che non ho voglia di stare lì – Camminiamo in un vasto cortile con alte facciate di edifici lungo il suo perimetro, alcuni ragazzi ci salutano – Siamo dentro una macchina, Marco sta guidando, mi allaccio la cintura di sicurezza, lui accelera, entriamo in una galleria, luci stroboscopiche pulsano nella velocità che ci inghiotte.
giovedì 13 ottobre 2016
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