Camminavo per una strada, cercando di arrivare da Sofia, le mie ginocchia erano pesanti e facevo fatica ad andare avanti. Avevo lasciato la macchina da qualche parte, insieme ai soliti pensieri che mi preoccupavano, la patente da rinnovare, i soldi da prelevare, le persone che non volevo più vedere. Ero stato in un ufficio e avevo parlato con un uomo che non conoscevo anche se avevo avuto una sensazione di familiarità nel chiacchierare con lui, dovevamo essere a Roma, nel suo doppio onirico, in un futuro imprecisato in cui raccontavo il mio presente come fosse passato. Poi ero andato a pisciare e lo spazio del bagno era molto grande, la porta era socchiusa e fuori è passata una segretaria, mi sono riallacciato i pantaloni e sono tornato nell’ufficio, c’era parecchia gente, adesso e non trovavo più il mio cappello di lana (ne avevo mai avuto uno?) ho salutato l’uomo senza neanche sapere il suo nome, fuori, di nuovo le strade, ha cominciato a piovere, l’eco della voce di mio padre, andrò avanti in bilico fra questi due mondi, l’uno parte dell’altro, risveglio dopo risveglio, caduta dopo caduta.
domenica 17 febbraio 2019
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