Le prove di uno spettacolo teatrale del subconscio, Hair in una versione sotterranea e sovversiva, una maschera mi fa entrare nella sala buia dove trovo un posto a sedere, poi l’oscurità completa e una sensazione di caduta in movimento come se stessi precipitando dentro a un aereo, poi qualcuno afferra il mio corpo e lo muove da una parte all’altra, di nuovo fuori cercando di rientrare, una donna mi chiede di mostrarle il biglietto di ingresso, le strade familiari della mia città, una ragazza dimenticata che inizia a toccarmi il petto e a stringermi i capezzoli sotto la maglietta, siamo su un autobus, andando chissà dove, ci sono dei vasi che lascio sotto al suo portone, le centinaia di volte che ci sono entrato dentro per andarla a trovare (e a scopare, of course), la pioggia leggera e gli alberi dietro la finestra, immobili, in attesa, un cuscino orientale, le lenzuola rosse, le tele appoggiate a una parete, ci svegliamo da un sogno solo per ritrovarci in quello successivo.
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