Sono su una lambretta, per le strade di una città, ho lasciato un albergo o forse un campeggio, dove sono rimasti Samara e i suoi figli e ci sono vie sconosciute che attraverso e a un semaforo un uomo su un cavallo mi si avvicina e iniziamo a parlare in inglese, poi arriva una macchina e ci si ferma accanto e alcuni ragazzi ci fanno delle domande, poi uno di loro cerca di raccogliere dei grappoli di uva da una vite che improvvisamente appare sopra di noi, gli dico di lasciare perdere, di non mangiarla - poi scenari desertici e solitari e ancora asfalto e cemento e macchine e marciapiedi e direzioni che mi attraggono senza che ne sappia il motivo e poi c’è Ian, dietro di me, sempre sulla lambretta e parliamo di Samara e gli confesso tutte le cose che mi hanno ferito del suo comportamento e che lei non è una vera insegnante e che forse è meglio se non la veda mai più, ora che se ne è andata - un attimo di silenzio, poi aggiungo, mentre scivoliamo verso il nulla coperto di lamponi e luci arancioni, che lei è ancora nel mio cuore, nelle sue profondità - la raggiungerò lì, alla fine di questo viaggio, di misteri sognanti e oscure fughe nelle albe dei giorni a venire.
mercoledì 3 giugno 2020
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