sabato 18 marzo 2023

London #11

 Deformazioni urbane e spazi aperti in cui sarebbero sorti centri di piacere per ricchi oligarchi, appartamenti completamente circondati da vetrate da cui osservare, immaginare, accedere a potenti visioni del futuro, una lotta fra cemento e metallo nella ricerca dell’estasi architettonica, dell’equilibrio perfetto di forme e volumi - Il vuoto apriva voragini nella terra, dove venivano posate le fondamenta di ciò che non sarebbe mai stato, anche se visibile a tutti una volta costruito, rimanevano i musei, la TATE gallery, dove perdersi in dimensioni proprie e altre, facilitati dalle mani e dalle menti degli artisti: quadri, fotografie, dipinti e installazioni - Sovvertivamo l’ordine e bestemmiavamo i comandamenti del consumo per inoltrarci in un territorio liberato dalle pubblicità e dalla presenza ossessiva delle merci, boicottavamo il denaro e ogni cosa esso era in grado di comprare o creare, avremmo distrutto le opere del capitale per sostituirle con un’estetica dell’ozio e della fantasia e di qualunque altra cosa non avesse un valore economico e proprio per questo infinitamente unica e preziosa - Ci siamo fermati a bere un caffè nel mercato coperto di Brixton, io e Sara e c’erano ancora vecchi rasta jamaicani appoggiati alle pareti dei palazzi in rovina e la musica reggae che usciva fuori dalle casse di qualche negozio nascosto di vinili usati, le scie degli odori, delle spezie, dei cibi cucinati e tutte le direzioni che avremmo potuto seguire e anche quelle che sarebbe stato meglio dimenticare e le case sporche, le strade sudicie, eppure era solo in questi luoghi che la vita mi sembrava più splendente, pulsante, era qui che le sue vibrazioni erano più forti, potenti e luminose - La miseria sarebbe stata pronta ad abbracciarmi in qualunque momento, un vagabondo era ad occhi chiusi nella sala centrale della TATE, immobile nei suoi vestiti lerci e strappati, mentre ascoltava il rumore ipnotico dei suoni atavici di una foresta primitiva, queste forme di comunicazione ancestrale ci trasportavano in scenari mentali trascendentali, nei quali i nostri avatar si muovevano inconsapevoli di chi fosse l’originale e chi soltanto una copia, una proiezione, un simulacro agonizzante - Underground, tunnel psichici del sottosuolo, cunicoli di possibilità smarrite, migliaia di volti, migliaia di vite, sguardi incrociati per frazioni di secondi irripetibili, il film della mente e quello della memoria in costante evoluzione: riprendere, montare, proiettare, vedere - tutto nello stesso istante - Mark mi parlava ancora nei sogni del suo cinema nascosto, delle cerimonie filmiche, dell’estasi di bizzarre visioni psichedeliche - La follia di porsi fuori da se stessi, nei pensieri di un altro simile a noi, vedendosi impazzire lentamente - Un sogno all’interno di un sogno, la morte che ci attende perché da sempre siamo stati destinati ad incontrarla e abbracciarla, l’ultima seduzione, la misteriosa fine che da qualche parte ci sta chiamando, perché le porte si schiudano e la luce dietro di esse ci avvolga - Che la festa abbia inizio, gridò un uomo barbuto passandomi una mezza plastica di acido - La gloria degli uomini in terra non è altro che uno scherzo crudele. 

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