Primo caldo, prima follia nelle strade. Un’alcolizzata seduta contro un albero, altri disperati inchiodati sulle panchine di ferro, cellulare in mano, rapiti da qualsiasi illusione li abbia catturati. Qualcosa era accaduto nei sogni, qualcosa accadeva sempre, un ennesimo frammento che si perdeva e veniva ritrovato e cercava una sua misteriosa posizione nel quadro astratto dell’esistenza e del suo doppio onirico. Un volto, uno sguardo, delle labbra che parlano senza che ci siano suoni a ingarbugliarne i possibili significati. Come sarebbe stato vivere in altre città? Ritornare fra le loro strade agli obblighi della routine? Era Roma l’unica metropoli in cui riuscissi a lavorare? In un osceno disegno consumistico che non condividevo e del quale facevo un’altra volta parte? Gli anni delle fughe erano stati un viaggio ininterrotto di esperienze che viste da qui sembravano ora solo appartenere all’immaginazione dello scrittore, ai suoi sogni selvaggi, ai suoi desideri di libertà. Era stata un’impresa priva di qualsiasi logicità economica e per questo pura e meravigliosa. Ancora i tuoi occhi che mi guardano e la luce al loro interno che risplende, le ultime orme lasciate su una spiaggia, il susseguirsi dei giorni, ogni volta che oltrepasserò lo specchio ci sarà sempre qualcuno ad aspettarmi.
venerdì 23 giugno 2023
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