Le pasticche le prendevamo da
un ragazzo della nostra scuola, poi il sabato andavamo a ballare in qualche
fabbrica abbandonata, sapevamo dove solo all’ultimo momento, ci perdevamo in
quelle sale immense, con le luci blu e rosse e le vibrazioni potenti dei bassi
nella pancia e le risate ed eravamo giovani i e potevamo rimanere svegli fino
alla mattina e vedere l’alba e correre da qualche altra parte a fumare qualche
canna per far scendere l’effetto delle pasticche e ridevamo, ridevamo di continuo
ed era magnifico il suo corpo mentre ballava e noi la guardavamo, i movimenti
al rallentatore dei capelli, i suoi sguardi sembravano sempre pieni di
promesse, si abbracciava ad ognuno di noi, ma non credo ci fossero gelosie o
invidie, le emozioni scivolano veloci sotto la pelle ed erano brividi, ragazzi
e ragazze, erano brividi così intensi che sembrava che ti avessero attaccato
una spina nel culo e l’elettricità incendiasse ogni tuo nervo.
Lui portava un cappello, mentre
ballava e una felpa dell’adidas con cappuccio e pantaloni a campana e delle
scarpe dell’adidas e i suoi movimenti erano fluidi e potenti, era una
meraviglia guardarlo ballare e poi ti accendevi una sigaretta e ti sedevi da
una parte e bevevi un sorso d’acqua mentre le pasticche continuavano il loro
viaggio nel tuo stomaco e nel corpo e nella mente e ci doveva essere qualche
punta di mescalina o di acido nella pillola che ti si era sciolta sotto la
lingua perché le immagini continuavano a distorcersi e i colori erano
dannatamente brillanti ma eri giovane, ragazzo e fare esperienze era un parte
importante della tua crescita e il cuore continuava a battere, forte e la paura
non aveva ancora infettato i tuoi sentimenti e le tue azioni, fuori, nella luce
lunare, fuori dalla fabbrica, sul cemento, tra i fuochi accesi, altri ragazzi
parlavano, fumavano canne, facevano i loro piccoli traffici illegali e vivevano
leggeri come l’aria notturna e il tempo ti avrebbe catturato, nessuno poteva
scappare, ti avrebbe catturato, facendoti abbandonare i tuoi sogni e le tue
illusioni, inchiodandoti ad una scrivania, cucendoti addosso vestiti su misura,
il tempo, brutto figlio di puttana, ti avrebbe preso, prima o poi.
Sdraiati sulla sabbia, occhi
chiusi, ondeggiano le immagini nella mente.
I gabbiani, in alto, fischiano
nel cielo.
Nessun commento:
Posta un commento