martedì 17 luglio 2012

Via da qui


Ti svegliavi. E i pensieri non avevano ancora forma. Erano un colore, un profumo, un’immagine. L’eco di un sogno. Ti giravi nel letto, il contatto delle lenzuola fra le dita, il contatto del suo corpo. La consistenza dei suoi capelli sul tuo viso. Respiravi il suo odore e i pensieri non avevano forma. Era un limbo di percezioni e la mente era libera di muoversi. Erano i momenti più felici della giornata.

Eri seduto alla scrivania e le ore scivolavano via lente, le facce, le parole, i problemi, le possibili soluzioni. Le impossibili soluzioni. Arrivavi ad usare l’indifferenza come una protezione. Qualcuno che prenda a sprangate il mio cuore. Per aprirlo.

Eri seduto alla scrivania e qualcuno aveva messo la musica dei talking heads e qualcun altro stava riempiendo degli scatoloni di cartone con dei libri, dei fogli, chili e chili di fogli, pieni di regole ed esercizi e queste due azioni simultanee, la musica che colmava l’aria e gli scatoloni che venivano  riempiti ti facevano venire in mente delle immagini sfuocate e il ricordo di qualcosa, qualcosa che non riuscivi a cogliere in pieno, ma era lì, dentro di te, che si muoveva e voleva parlarti e tu non eri sicuro di voler ascoltare quelle parole, qualsiasi fosse il loro significato.

Il lento ripetersi dei giorni. Era forse questa la realizzazione della promessa che ti avevano fatto da bambino? Era questo il mondo adulto, razionale, nel quale, crescendo, ti mettevano tanta fretta di entrare? Sarebbe stata questa società, con i suoi meccanismi stantii e opachi, questa forma malata di convivenza umana, la stupida gabbia  della tua maturità e della tua vecchiaia? Era quello che avevi giornalmente davanti gli occhi, il mondo che gli uomini erano riusciti a costruire? O era solo una illusione idiota?

Guardavi le cose, gli alberi, il cielo e le stelle, le donne passare, i bambini ridere, le foglie cadere. Le guardavi dalla tua mente, il mondo si riproduceva nella tua testa e lì dentro tu vivevi.

Ti addormenti. I pensieri che perdono le loro forme. Le immagini di una vita passata e futura, reale quanto immaginaria. Un odore. L’eco lontana di una risata d’estate. Ti giri nelle lenzuola e lei ti sta guardando. Ti immergi in quegli occhi e le accarezzi i capelli. I pensieri che perdono le loro forme.

Scivoli piano in una quiete di respiri e silenzio.

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