lunedì 29 ottobre 2012
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sabato 27 ottobre 2012
Amsterdam #5
L’ombra camminava lungo i muri dei canali, seguendo le direttive di un labirinto mentale, di cui solo i suoi impulsi o forse la sua psiche conoscevano l’uscita. Girare e guardare. L’ombra sembrava uno di quegli antichi penitenti medievali, che trovavano nel tormento della carne e nella sofferenza fisica una forma di purificazione e una libertà che li trasportava nella più alta sfera del loro spirito. Gli sarebbe piaciuto essere un penitente. Un monaco. Un’asceta.
giovedì 25 ottobre 2012
Amsterdam #4
Era seduto all’inizio dell’aereo, in sesta o settima fila, dalla parte del finestrino, perché gli piaceva vedere il mondo in quella prospettiva dall’alto, come se nell’arco di un minuto la terra si trasformasse nella sua mappatura. Il decollo era come l’inizio di un rituale, faceva dei lunghi respiri con la pancia, quando l’aereo si staccava da terra, lui si girava completamente dalla parte del finestrino e guardava sotto. Il mondo aveva ordine. L’uomo, schematicamente, aveva cercato di dare forme geometriche alla terra sulla quale camminava. Strade, campi arati, case, fabbriche. Forme geometriche applicate al mondo. Il grande caos delle montagna, la calma blu del mare, l’azzurra speranza del cielo, le bianche forme da pasticceria delle nuvole, chiuse gli occhi e si addormentò un poco, vicino a lui c’erano due ragazze giapponesi, parlavano poco e quel poco che dicevano lui non lo capiva. La compagnia perfetta. Silenzio e femminilità rasserenante.
giovedì 18 ottobre 2012
Amsterdam #3
Avevano portato i loro figli a vedere gli aerei che atterravano, era un bel posto, dietro un cancello, da cui si potevano osservare le ruote dei carrelli che si posavano sull’asfalto della pista. Era andato con sua figlia, che aveva sei anni e un suo amico ed il figlio, anche lui di sei anni. I bambini si sentivano sempre così meravigliati quando vedevano gli aerei scendere dal cielo, prima quasi solo un punto luminoso seguito da una scia bianca, poi sempre più grandi, enormi uccelli preistorici di metallo, poi quando atterravano i due bambini ridevano e battevano le mani. I due padri, che si conoscevano da tanto tempo, si stendevano su una coperta sopra il prato che circondava il cancello e la rete metallica e parlavano fra loro, ridendo, raccontandosi storie di quando erano ragazzi, bevendosi una birra e fumandosi una canna. Ogni tanto uno dei figli si avvicinava e chiedeva come funzionassero gli aerei e allora venivano raccontate due storie, una reale e una fantastica, sul funzionamento dell’aereo e poi si chiedeva ai bambini quale preferissero. Erano dei sabato mattina splendidi, soprattutto nella tarda estate, l’high dell’erba rendeva tutto così lucido e rilassato e i capelli biondi di sua figlia erano un miracolo di cui non si stancava mai di ringraziare le divinità.
mercoledì 17 ottobre 2012
dream #5
C’erano dei piccoli pesci, dei molluschi e un astice non tanto grande dentro dei recipienti rettangolari e trasparenti sul tavolo della mia cucina - Ho cercato negli sportelli dei recipienti più adatti, ho preso un vecchio acquario nel quale ho messo l’astice e alcuni pesciolini, nei primi recipienti lasciavo solo le conchiglie mentre nell’acquario e nel nuovo recipiente, che sembrava un tegame di vetro, mettevo i molluschi e i piccoli pesci - Poi sono uscito sul terrazzino e ho visto un pesce che volava nell’aria, ho cercato di prenderlo perché lo volevo mettere con gli altri, avevo paura che morisse senza acqua, ma lui si è allontanato e non potevo più afferrarlo, allora è arrivata mia madre e scavalcando il terrazzino, camminando nell’aria è andata a prenderlo, poi me l’ha dato e io l’ho rimesso nell’acquario.
domenica 14 ottobre 2012
Amsterdam #2
Il furgone era arrivato presto e aveva parcheggiato vicino al negozio. Più lontano, sullo stesso canale, avevano iniziato a fare dei lavori di rinforzamento degli argini e delle fondamenta di alcune case. Avevano aperto un cantiere e ogni tanto, quando lui tornava verso il suo piccolo appartamento, si fermava a guardare gli operai che lavoravano e parlavano, qualcuno si fumava una sigaretta e sembravano completamente presi, coinvolti in quello che facevano. Non era mai riuscito a creare quel senso di comunione, di fratellanza maschile, se non quando era stato più giovane, a scuola. Poi quegli anni erano scomparsi, come molte altre cose dalla sua vita. E le strade erano diventate più confuse. Una cosa era certa. Andare avanti era l’unica possibilità che avesse.
ZetaElle #28
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