L’ombra camminava lungo i muri dei canali, seguendo le direttive di un labirinto mentale, di cui solo i suoi impulsi o forse la sua psiche conoscevano l’uscita. Girare e guardare. L’ombra sembrava uno di quegli antichi penitenti medievali, che trovavano nel tormento della carne e nella sofferenza fisica una forma di purificazione e una libertà che li trasportava nella più alta sfera del loro spirito. Gli sarebbe piaciuto essere un penitente. Un monaco. Un’asceta.
L’ombra
sentiva il bisogno della punizione e la cercava.
La
vide dietro la porta rossa. Entrò e lei gli sorrise.
L’ombra
si spogliò della propria oscurità, colpito e ferito, umiliato e urlante,
divenne puro splendore. I suoi occhi erano varchi aperti su altri mondi.
Esplose in un getto di luce bianca. Dopo una settimana di tormenti inflitti:
mentali e fisici.
Era
il compimento di un antico rituale.
Ogni
società aveva esorcizzato i demoni che divorano i cuori degli uomini attraverso
rituali. Sacri o pagani.
Appoggiò
il suo volto sopra i suoi seni. Lei gli accarezzò i capelli. Si guardarono
negli occhi e si baciarono piano.
L’ombra
pagò la ragazza.
La
ragazza sorrise.
Parlarono.
L’ombra
uscì nel mondo, di nuovo umano.
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