lunedì 28 luglio 2014

le alte torri #5



Ombre geometriche lungo la prospettiva, le fredde mattinate a camminare piegato contro il vento, i primi fiocchi di neve, il cielo grigio come pietra, il perché dell’odio cieco, il perché delle stelle oscurate e del loro lento e inevitabile oscurarsi, le fanciulle continuano a crescere, i loro seni a sbocciare, il pittore rimaneva a guardarle, a immaginarle in linee e colori, la carne viva e pulsante, i respiri nel petto, la punta dei tuoi capezzoli rosa sulla mia lingua - a volte bisognava staccarsi dalle donne, allontanarsi, rimanere da soli e passeggiare vicino ad antichi alberi neri, fantasticare tra le ombre dei loro rami - l’alto palazzo ricoperto di pece che si scioglieva, le finestre accese come miriadi di occhi che non guarderanno mai più da nessuna parte, le scie delle luci rosse, le macchine dirette verso destinazioni ignote, seguire la strada senza domande, molti si perdevano e i gesti iniziavano a conoscere la ripetizione, il movimento della ruota, la mano meschina e truffatrice che la faceva girare - a testa bassa rimango seduto accanto ad un muro, lontano da casa, in attesa, il ricordo dei minareti, delle torri, invochiamo ad alta voce la catastrofe finale, attendiamo in ginocchio divinità già morte, una pallida aurora che scivola tra le dita, i tuoi capelli sparsi sul cuscino, un lento respiro dopo l’altro, la pioggia di un’altra città perduta nelle mappe del mondo.

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