Seduto sotto un albero,
la schiena poggiata contro la corteccia, vertebre contro vertebre, la luce
filtrava attraverso le foglie, pollini leggeri oscillavano nell’aria, avevo dei
semi nella mano destra, nove semi, li ho mangiati uno dopo l’altro, masticavo
lentamente, avevano un sapore di polvere, poi mi sono alzato, ho provato a
muovermi, i miei piedi sembravano essersi nascosti sotto la terra, non li
vedevo più, pochi secondi, le mie gambe mi apparivano lunghissime, che strana
sensazione, mi passo una mano fra i capelli, non li riconosco al tatto, tiro
qualcosa, foglie a forma di cuore, pulsanti di linfa violacea, azzurrina, la
vedevo mentre scorreva – prova a muoverti, disse il grande albero – cosa?
risposi con un sorriso - mossi un braccio (un ramo?), avevo ancora una voce?
Non era un fruscio quel suono con cui pensavo di esprimermi? Avevo ancora delle
parole? Avevano ancora importanza le parole? – mi muovevo, adesso, le mie
gambe, le mie mani, i miei capelli, erano come sempre li avevo conosciuti,
passo sotto un portone di pietra dalla forma arcuata, mi incammino su un
sentiero, cespugli, alberi, piante, ci scambiamo riverberi di luce come fossero
saluti, una voce profonda e oscura, il volto di pietra, i volti di pietra, i
grandi animali, le statue di divinità dimenticate, gli scherzi di roccia, tutto
prese vita e si popolò di voci e suoni e colori, una giostra di musica e donne
seminude che fuggivano – satiri, il dio pan, il giovane bacco, dioniso sul
dorso di una tigre - anche io, anche io, zoccoli caprini, ragnatele di barbe,
eiaculazioni come fossero fontane, sinfonie nella mente, gli alberi danzavano
in cerchio, anche io, anche io, nella casa pendente la giovane ragazza si legò
a me con i suoi lunghi capelli, la sensazione della caduta, immobile, cadere,
immobile, la giovane ragazza glorificava la vita donandomi il suo corpo di
primavera – la notte, i fuochi, le ombre - le ombre mi volevano, nella grande
bocca aperta, sul tavolo di pietra, sdraiato sulla schiena, le ninfe mi
succhiavano il cazzo, gorgogliando di sperma&biancaspuma.
Stelle e disegni mai
visti, fuori dalla bocca, sotto la volta celeste, i sussurri delle tue labbra,
un sogno, un luogo di incanto, sarebbe stato possibile non tornare, non tornare
mai più indietro? Ho nascosto un piccolo seme nel tuo cuore, solo perché
diventasse la meraviglia silenziosa di un’emozione e di uno sguardo.
Nessun commento:
Posta un commento