giovedì 7 maggio 2015

sacrobosco

Seduto sotto un albero, la schiena poggiata contro la corteccia, vertebre contro vertebre, la luce filtrava attraverso le foglie, pollini leggeri oscillavano nell’aria, avevo dei semi nella mano destra, nove semi, li ho mangiati uno dopo l’altro, masticavo lentamente, avevano un sapore di polvere, poi mi sono alzato, ho provato a muovermi, i miei piedi sembravano essersi nascosti sotto la terra, non li vedevo più, pochi secondi, le mie gambe mi apparivano lunghissime, che strana sensazione, mi passo una mano fra i capelli, non li riconosco al tatto, tiro qualcosa, foglie a forma di cuore, pulsanti di linfa violacea, azzurrina, la vedevo mentre scorreva – prova a muoverti, disse il grande albero – cosa? risposi con un sorriso - mossi un braccio (un ramo?), avevo ancora una voce? Non era un fruscio quel suono con cui pensavo di esprimermi? Avevo ancora delle parole? Avevano ancora importanza le parole? – mi muovevo, adesso, le mie gambe, le mie mani, i miei capelli, erano come sempre li avevo conosciuti, passo sotto un portone di pietra dalla forma arcuata, mi incammino su un sentiero, cespugli, alberi, piante, ci scambiamo riverberi di luce come fossero saluti, una voce profonda e oscura, il volto di pietra, i volti di pietra, i grandi animali, le statue di divinità dimenticate, gli scherzi di roccia, tutto prese vita e si popolò di voci e suoni e colori, una giostra di musica e donne seminude che fuggivano – satiri, il dio pan, il giovane bacco, dioniso sul dorso di una tigre - anche io, anche io, zoccoli caprini, ragnatele di barbe, eiaculazioni come fossero fontane, sinfonie nella mente, gli alberi danzavano in cerchio, anche io, anche io, nella casa pendente la giovane ragazza si legò a me con i suoi lunghi capelli, la sensazione della caduta, immobile, cadere, immobile, la giovane ragazza glorificava la vita donandomi il suo corpo di primavera – la notte, i fuochi, le ombre - le ombre mi volevano, nella grande bocca aperta, sul tavolo di pietra, sdraiato sulla schiena, le ninfe mi succhiavano il cazzo, gorgogliando di sperma&biancaspuma.

Stelle e disegni mai visti, fuori dalla bocca, sotto la volta celeste, i sussurri delle tue labbra, un sogno, un luogo di incanto, sarebbe stato possibile non tornare, non tornare mai più indietro? Ho nascosto un piccolo seme nel tuo cuore, solo perché diventasse la meraviglia silenziosa di un’emozione e di uno sguardo.

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