Le
pareti mentali erano state imbiancate di recente e un uomo vestito di stracci vi
passava sopra il rullo con la vernice del presente, con movimenti lenti, poi
saliva su una scala per raggiungere quelle parti sporche, quegli angoli
psichici dove era difficile arrivare, c’erano mutamenti nello spazio e nuove
coordinate tridimensionali, vertici che sprofondavano in prospettive oniriche,
perché durante i sogni si facevano rivoluzioni gravitazionali inscenate in
giardini primaverili con fontane silenziose e uomini e donne che camminavano
all’ombra degli aranci, poi le immagini casuali di un passato dove i personaggi
venivano interpretati da giovani volti, qualcuno aveva riscritto le mie
battute, per farle diventare più drammatiche e gli sceneggiatori consumavano le
notti cercando di capire la psicologia di strani esseri che si nascondevano tra
i cuscini di divani impolverati, c’erano enormi lampadari, gocce di vetro come
stille d’aurora e le pipe di oppio ancora calde, i piedi nudi di una donna di
marmo e la sua voce che riecheggiava nei saloni ormai vuoti, gli enormi dipinti
sulle pareti rosse, lui aveva le mani legate dietro la schiena e una ragazza
gli solleticava i capezzoli con la punta dei suoi guanti di damasco, c’erano
corridoi energetici in cui i colori risalivano lungo la colonna vertebrale di
un’architettura ottocentesca, ancora i palazzi e le scalinate di pietra e Hinton
che mi passa la sua pipetta, l’hashish marocchino, un paio di boccate, cerco
appigli visivi mentre le figure si sdoppiano e sento la sedia tenersi in bilico
sulle crepe delle parole, gli altri stanno ridendo e scherzando e ci sono fasi
alterne di silenzi e sorsate di birra, sguardi in macchina e alcune frasi fuori
sincrono e la mattina è un tappeto sonoro di richiami di uccelli e una leggera pioggia,
le cime degli alberi nell’aria in ondulazioni cromatiche, ramificazioni dell’ego
in inedite teorie analitiche, si intrecciavano il linguaggio e la forma dei
fenomeni, un ennesimo paragrafo che lo scrittore trascriveva da una fonte di
pensieri misteriosa, i paesaggi dai colori modificati, gli specchi che
irradiavano personalità divise in infiniti riflessi, tu, noi, gli altri e chi
ci osservava, seduto su una sedia, dall’altra parte del vetro, appuntando note
su fogli ingialliti dal sonno.
mercoledì 6 dicembre 2017
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