Disinfestazioni mattutine nella piazza anche se non c’erano ratti a spargere in giro epidemie bubboniche ma solo sorci dalle fattezze umane che popolavano gli angoli delle strade, con la loro pestilenza morale, la dipendenza dall’eroina, i vestiti stracciati - Le storie da raccontare nel teatro delle crudeltà dei Mendicanti Mendaci - C’era oscurità sotto la superficie lucente delle cose, diceva lo scrittore a Samara in un giorno di inverno mai esistito, il buio dell’anima e dell’abisso, atti aberranti e innominabili, stermini interiori, genocidi della psiche e frammentazioni di identità riflesse in volti, corpi, fisionomie in continuo mutamento - L’acqua stagnante nella tazza di un cesso - I limiti geografici di un paese che non si potevano superare, confini che non erano mai esistiti se non come linee su una mappa che nessuna mano aveva tracciato, l’Alcalde parlava dal suo trono di stracci e polistirolo, leggendo una lista di ridicole proibizioni, per aumentare le preoccupazioni di uomini e donne rinchiusi negli abiti usati dei loro amori di cuoio e colpi di frusta su natiche nude - Eravamo una generazione di privilegiati (me compreso) senza la minima idea tangibile di cosa fosse la fame, la miseria, la paura, l’esilio, la prigionia, la morte, l’orrore di essere vivi in un mondo destinato alla rovina e alla propria distruzione - Facili itinerari mentali durante il giorno, senza sapere dove andare, brevi detour artistici come esplorazioni delle mie possibilità umane (non molte, a essere brutalmente sinceri), esercizi spirituali nel non possedere, nel non attaccarsi a nulla (nemmeno al cazzo, ghignava la mia ombra) - Essenziali azioni quotidiane quando c’era il sole e il cielo brillava - Fra il fare e il non fare avevo scelto la seconda oziosa via, portava al cuore senza bisogno di tunnel sotterranei e a ciò che esso custodiva, ai sogni e ai loro insegnamenti, strategie inconsce di guarigione emotiva (non ce l’avrei mai fatta a liberarmi dall’impulso di essere dominato dai tuoi piedi, dai tuoi stivali di pelle, di rimanere a cazzo duro davanti alla tua fica aperta mentre ti masturbi ridendo e ripetendomi che non posso scoparti) - Poi una mano sui coglioni e il bianco liquido che scintillava sulla punta purpurea del mio cazzo, ho sborrato in una calda e lucente estasi, scattando foto dei miei piaceri perduti e santificati nell’iconografia di un erotismo di peccati medievali, un attimo di quiete, un respiro profondo, il ritrovarsi all’improvviso in un mondo che ci accoglie e confonde senza che neanche abbiamo compiuto il tentativo di esserne parte e comprenderlo.
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