Ero in un albergo, cercando la mia stanza, non ne ricordavo il numero e non trovavo le chiavi, vagavo per i corridoi, passando davanti a porte chiuse e c’erano molti stranieri intorno ed era strano pensarlo perché anche io ero uno di loro - Avevo discusso con Sara e c’era una bambina seduta a un tavolo che aveva lasciato dei piatti sporchi, così mi sono alzato dalla mia sedia e ho deciso di andare a lavarli - Mi sono ritrovato per strada, con i piatti in mano, cercando una stazione di rifornimento e ho incontrato una donna in una macchina che ho scambiato per un’altra persona - Cercavo di tornare in albergo e sapevo che ci doveva essere un incontro su qualche tema importante, in un altro luogo, in questa città onirica e ho provato a scrivere qualcosa su un muro ma poi ho lasciato perdere e mi sono fermato ad un angolo di una strada e c’era una piazza davanti a me e Hannah e Debbie che stavano lì nel mezzo, mi sono nascosto, per non farmi vedere - Ci dovevano essere state feste illegali ogni settimana a Roma, durante gli anni novanta, a cui non sono mai andato, mi ricordo alcuni dei miei amici che me ne parlavano, la musica techno e le pasticche e i viaggi in macchina per arrivarci, le destinazioni ignote fino all’ultimo momento, gli enormi capannoni industriali, molti lungo la Pontina e tutto mi è passato di lato e attraverso e gli incontri fuori scuola, fuori il Cavour e i motorini e la giovinezza e le parole, le risate, le incomprensioni, le aspettative, i sogni, l’amore, l’amore, come un’esplosione di battiti nel petto, le sigarette, l’odore delle canne, tutti volti che non avrei più rivisto, inutile pensarci, inutile tornare indietro, siamo stati ragazzi insieme e non lo saremo mai più.
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