Eri venuta a sdraiarti vicino a me e ti stavo accarezzando la pelle, la schiena e il collo e quel punto magico dove iniziavano i capelli e forse è vero che le prime volte in cui l’amore viene a trovarci saranno quelle che gli daranno forma e se fra di esse abbiamo conosciuto il richiamo tenebroso del dolore allora sarà la sofferenza a modellare i palpiti del cuore e dei suoi desideri.
Eravamo in silenzio e sentivo la presenza del tuo corpo, continuando a sfiorarti con la punta delle mie dita e poi Valerio ci ha detto qualcosa e così ci siamo mossi e poi eravamo per strada, vicino ad una machina, c’era luce e mi stavi parlando e poi ti sei piegata e il tuo culo era molto invitante e poi non c’erano più certezze e il traffico del cuore ha cominciato il suo frenetico movimento e avrei solo voluto allontanarmi e svanire senza sapere, però, come fare.
In una stanza stavano proiettando un film in arabo, mi ero seduto e Iman era rimasta in piedi, leggermente piegata davanti al proiettore in modo che una parte del fascio di luce e di immagini ne ricoprisse un lato del volto e del corpo, colorandoli, dando a questa situazione una parvenza di meravigliosa psichedelica e poi la sua voce si è sovrapposta a quelle delle persone del film, che sembrava un documentario e io ascoltavo i suoi discorsi rivoluzionari e pensavo che avesse ragione e c’era una inaspettata forza nel modo in cui parlava, nei riflessi dei suoi occhi, nel fuoco delle sue parole.
Ero in macchina, fermo e stava piovendo leggermente e nei campi davanti al parabrezza avevano piantato dei giovani alberi, in file asimmetriche che si snodavano nell’erba, il cielo era grigio e il verde scuro e profondo, un mondo in uno sguardo, uno sguardo che diventa il mondo.
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