mercoledì 19 marzo 2025

ZetaElle #26

 Strani intrecci e stralci onirici e sottotrame sotterranee nei tunnel di una metropoli immaginaria, dove (sugli spalti) venivano sepolti cadaveri squisiti e le avanguardie recitavano requiem sepolcrali per ratti reticenti alla luce del giorno, nel buio si svolgevano deliri ossequiosi e pantomime del potere e Padre Piotr era venuto in visita ad uno scrittore febbricitante, steso su un divano, nel pieno di un attacco febbrile a quaranta gradi, in cui visioni e allucinazioni prendevano forma nel teatro della sua mente, in una schizofrenica rappresentazione della dualità umana e accanto a lui Padre Piotr lo ascoltava cercando di capire e carpire segreti, di delineare i contorni di un complotto mondiale che ci avrebbe riguardati tutti, spettatori e partecipanti. 
Qualcuno si era votato all’impossibile, nella ricerca di un estetismo estremo, di un piacere carnale lacerante, mentre osservava nubi di fumo scorrere sul soffitto di una stanza autunnale, mentre fuori si ripeteva il ciclo delle stagioni e l’ombra dello scrittore era libera di abbandonarsi alle sue fantasie e sprofondare fra coperte e cuscini, osservando il fuoco e sperando che non ci fosse nulla da fare per le settimane a seguire, la pura contemplazione delle fiamme avrebbe già appagato la sua anima.
In un raduno di fotografi erotomani e goderecci qualcuno aveva parlato di intelligenza artificiale e mostrato le creazioni della macchina ormai dotata di intelletto e che cazzo me ne poteva mai fregare si ripeteva lo scrittore, ormai ripresosi dai sui vaneggiamenti termici, poi allungava la mano verso uno sconosciuto per farsi riempire di nuovo il bicchiere di vino. 
Il viaggio verso casa era stato fluido, carico di una coscienza alcolica e automobilistica, con la musica che usciva dalle casse e chissà quali altri ricordi che si rincorrevano nella sua memoria e il raccordo che cambiava gli scenari laterali e un senso di leggerezza nel cuore, perché era notte e non ci sarebbe stato nessun domani.

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