c’era un albero e un fuoco e le
stelle nel cielo, tra i rami e le foglie quiete di una notte d’estate, c’erano
i brividi della tua pelle e mani che ti accarezzavano e il tuo desiderio, un
fuoco che ardeva tra gli ulivi e le loro storie, raccoglievi i tuoi sogni e li
scioglievi in un abbraccio, una mano tra le cosce, un calore alla bocca dello
stomaco, qualcuno ti ha sussurrato parole d’amore, qualcuno ti è scivolato
dentro, ricordo i battiti del cuore mentre ti guardavo, ricordo una canzone che
ti ha accolto nel mattino dei tuoi diciannove anni, sono rimasto tre giorni a
casa, non era un bel periodo, c’era l’amore che bruciava dentro, c’erano i tuoi
occhi, le tue immagini, ci sei tu che balli da sola in una stanza, tra i
movimenti delle tende e quelli delle tue emozioni, avevo aperto una finestra,
facendo entrare il sole, avevo messo di nuovo quella canzone e il mio cuore
continuava a sfumare tra le maree dei desideri, sembrava di affogare, l’amore
era un’illusione così feroce, in quegli anni, perché la superficie dell’abisso
risplendeva ancora di tutti i miei sogni.
lunedì 30 dicembre 2013
giovedì 26 dicembre 2013
le alte torri #2
Davanti
alla vetrina di un negozio di gioielli orientali, osservo affascinato i
riflessi che sprigiona una collana di argento con delle pietre verdi incastonate,
alzo lo sguardo, apro la porta ed entro, su una delle pareti sono appesi dei quadri
con dei mandala, tra di essi si muove la mie mente in spirali colorate, serve
aiuto? Chiede l’uomo con il bastone, sto solo guardando, rispondo sottovoce, vuole
comprare qualcosa? Sto solo guardando, ripeto lentamente, i colpi del bastone
sul pavimento diventano ritmici, prima sporadici, poi sempre più veloci, le spirali
aumentano la loro intensità - fuori dal negozio, con una collana in mano,
cammino sotto le arcate, i miserabili stesi sui loro cartoni, con le bottiglie
di vino al loro fianco, il volto irriconoscibile di una vecchia solcato da
rughe profonde come l’eternità, le risate senza denti degli alcolizzati, il mio
corpo si muove in onde concentriche, attraversando lo spazio come un sasso
lanciato da una riva che penetra la calma quiete di un lago, l’odore delle
spezie mi entra nelle narici e mi indica nuove direzioni da seguire, un arabo
con la lunga barba mi chiama, ci salutiamo, mi dice di entrare nel suo negozio
per bere un tè e fumare il suo narghilè, sorrido, mi passo una mano sul mento e
lo seguo.
giovedì 19 dicembre 2013
le alte torri #1
Le
alte torri che si ergevano dalle mura della stazione sembravano minareti arabi
dimenticati nel tempo e all’ora del tramonto il sole li faceva brillare di una
luce sacra - in un parco, una volta, seduto accanto ad una ragazza, vidi un
cane muoversi nell’erba, dopo aver assunto una pillola di acido e i suoi
contorni risplendevano, il pelo era
formato da tanti filamenti incandescenti come il tungsteno in una lampadina accesa
e gli ultimi bagliori del giorno sfioravano le punte delle alte torri e io
camminavo verso il quartiere cinese perché avevo finito la sostanza e dovevo
prenderne una nuova scorta e passate le torri si entrava in questo quartiere
dove i palazzi erano vecchi di un secolo e degli abitanti originari se ne erano
quasi perse le tracce e i nuovi, la maggior parte di provenienza asiatica, si erano
impossessati delle strade e le avevano riempite con i loro colori, gli
odori dei cibi che cucinavano, i suoni delle lingue incomprensibili che parlavano
e gli uomini passeggiavano sotto le alte arcate che circondavano la piazza del
mercato, concludevano i loro affari illeciti, si salutavano, litigavano, si
muovevano nelle migliaia di direzioni possibili che ogni vita conosce durante
il suo lungo percorso e camminavo a passo lento fra queste persone, senza
preoccupazioni, il vecchio mi avrebbe dato la roba di cui avevo bisogno, il
vecchio si trovava in una stanza semibuia nella parte posteriore di un negozio
di antichità, mi aveva mostrato, una volta, la sua collezione di pipe da oppio,
parlava la mia lingua e mi aveva insegnato alcune parole della sua, le sue
storie erano sempre molto interessanti, mi aveva raccontato di una porta, della
possibilità di oltrepassarla, della conoscenza che si celava dietro di essa -
caddero le lacrime dall’alto di una stanza, divennero oceani i tuoi occhi e lei
che si consumava le mani in osceni locali tra misteriose luci rossastre - il
vecchio passava quasi tutta la sua giornata in quel retrobottega, in molti
venivano a chiedergli la sostanza, non a tutti la dava, sapeva quanto fosse
potente il suo effetto, aveva la migliore che avessi mai provato, passami la
pipa, vecchio, gli dissi una notte, i suoi occhi divennero fuoco, le mie
palpebre cenere, vidi le mie mani disfarsi nell’aria come fumo, ne sei sicuro ragazzo?
Sussurrò lui.
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