venerdì 10 gennaio 2014

freewheelin' #9


Le visioni cambiavano al ritmo della musica, la comunicazione avveniva attraverso ritmi e melodie, gli occhi dello sciamano erano uguali a quelli di un’enorme ape ronzante, in un sogno da bambino, quella stessa ape era immobile in un angolo di una stanza.
Avevi preso un acido e pensavi che ti avessero amputato un braccio, un tuo amico ti spingeva ancora di più nelle tue paranoie, ti saresti vendicato, durante il carnevale, mentre lui tornava terrorizzato, piangendo, a casa di tua madre, completamente perduto nel delirio interiore, ti saresti fatto una risata, dall’altra parte del telefono, mentre tua madre ti chiedeva cosa era successo al tuo amico giapponese, piccolo pezzo di merda asiatico.
Le inquadrature erano il mio personale modo di sezionare la realtà, il mio occhio era come un obiettivo fotografico, i primi piani, i campi lunghi, i dettagli, le forme geometriche, il loro scorrere, mutare e ripetersi, bisognava trovare le corrispondenze, le associazioni, i rami spogli di un albero, visti appiattiti contro il cielo bianco e grigio di gennaio, erano identici alle terminazioni nervose presenti all’interno del nostro corpo.
Lo scorrere delle forme, la luce interiore, lo splendore degli oggetti.
I cactus nel deserto di Atacama.
Il suono ipnotico di un tamburo.

Occhi di ape che ancora ti scrutano.

Nessun commento:

Posta un commento

ZetaElle #28

  Tornato in città Zito Luvumbo si era ritrovato pieno di cose da fare e organizzare. Simulazioni di guerriglia urbane per le strade dei qua...