Ci ritroviamo trasformati in esseri lucenti, mentre il fumo esce a strisce
dalle mie labbra, c’è un momento prima del risveglio in cui dal buio
circostante nascono creature fatte di suoni e colori sconosciuti, ti muovi
lento tra di loro, tutti i tuoi gesti sembrano far parte di antichi rituali ma ti
stai solo rigirando tra le lenzuola, alcune volte sei sulla cima delle alte torri
vicino alla stazione e guardi il mondo e i palazzi e i loro tetti e le antenne
che danzano nell’aria della sera, le scie degli aerei nel cielo, connessioni
invisibili che creano reti di comunicazione silenziosa, ghigni che esplodono
dagli schermi - camminavo con una bustina in tasca, dopo essere stato dal
vecchio, non sempre la condizione fisica della sostanza era la stessa, poteva
essere liquida, in polvere, poteva essere un semplice gas da inalare, qualcosa
di solido e gelatinoso da ingerire, la sostanza assumeva forme differenti, la
sostanza diventava una presenza nella tua mente e nel tuo corpo, una presenza
che dovevi conoscere, con cui dovevi confrontarti, la sostanza eri te stesso in
altri milioni di vite possibili, era partire da quell’eventualità, da
quell’apertura improvvisa nel reale, nell’essere scaraventati in un altro corpo
che era sempre il tuo ma diverso, perché le strade della città erano
sconosciute e allo stesso tempo familiari, le persone che ti guardavano mentre
camminavi, gli sguardi, fermavi i loro occhi in attrazioni magnetiche, come
calamite le pupille si attiravano, entravi dentro, vedevi cosa c’era, gli occhi
scintillavano, camminavi un altro po', bevevi acqua da una fontana, lunghi
respiri, ragazzo, come il vecchio ti aveva insegnato, scorrere in questa fluida
sorpresa fatta di aria e luce - lei sedeva a gambe incrociate su un grande
cuscino nero, le dita che scivolavano tra i capelli, le giovani prostitute
sdraiate sui sofà di qualche bordello ad imparare l’amore, perché siamo tutti
degli sconosciuti e ci aggrappiamo alla pelle per non sprofondare ancora di più
nell’abisso e un sorriso e una carezza e un cazzo che ti esplode nella gola in
fiumi di calda incoscienza, un momento di passaggio, una nuova soglia, te la
mostra lei con i movimenti ritmici delle sue mani e la porta si apre e ne
scorgi la luce e le risate e tutte le promesse che si trovano dall’altra parte
e ci scivoli dentro e ti sciogli in un liquido lattiginoso che inizia a colare
tra le assi del pavimento, giù negli interstizi tra la polvere e il buio, gli
occhi psichedelici di un ragno che dondola nel nulla, il suono dei grilli nei
caldi pomeriggi d’estate, mi mettevo una mano sulle palpebre, il sole era un occhio senza
scrupoli, il mio palmo era rosso, l’aria sfiorava l’erba dei prati e la vedevo
muoversi in onde azzurrine, vuoi un’altra tazza di tè? Sussurra l’arabo dentro
il suo negozio.
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