venerdì 29 aprile 2016
hartoderherzlich #2
giovedì 28 aprile 2016
Berlin #18
Le colazioni che facevamo nelle piccole baracche, costruite lungo le rive fangose di un canale, le sedie, le panche, i tavolini, tutto di legno, qualcuno portava i propri figli, ancora piccoli e li lasciava ridere ed agitarsi, perché la vita era presente, nel sangue e nei giochi e loro si muovevano tra gli adulti seduti, per finire intrappolati fra le braccia di quei genitori che volevano fermarli e i bambini strillavano di gioia ogni volta che riuscivano a liberarsi e il sole illuminava il loro volto e le piccole e lisce mani frenetiche, la luce arrivava obliqua e c’era polvere dietro e davanti le finestre e in ombra, sulla riva opposta, le assi e le tavole del club du visionaire, la musica che venivamo ad ascoltare, tutta la notte, quando riuscivi a trascinarmi fuori dalla stanza, sorridente, seguivo la tua pelle, il suo odore, ovunque mi portasse, quel sentirsi capiti, quel trovarsi al sicuro, quando c’erano le tue braccia a stringermi, i treni gialli della u-bahn che passavano sopra kottbusser tor, mentre eravamo dentro al monarch, bevendo birra e gin tonic, attendevo gli sguardi delle ragazze, i loro inviti che non arrivavano, perché non sapevo coglierli, ci sarebbero state altre possibilità o il mio tempo era passato? Bevevo asbach urbrand da una piccola bottiglietta nella sala d’attesa dell’aeroporto di tegen, gustandomi dei cioccolatini ripieni di marzapane, le cosce tornite di una ragazza che legge una rivista, seduta davanti a me, gli occhi che si incontrano veloci, le giovani labbra che fremono, forse desiderose di succhiare qualcosa – ho lasciato le chiavi dell’appartamento su un tavolino basso, nel corridoio, sotto uno specchio, la mia immagine riflessa era nitida e chiara, ci chiediamo sempre se abbiamo dimenticato qualcosa prima di chiudere una porta, poi scendiamo le scale, senza voltarci - odori familiari, ogni incontro è destinato a ripetersi.
mercoledì 27 aprile 2016
dream #24
Una ragazza bionda mi saluta, muovendo la mano, mentre mi sto avvicinando verso di lei, parliamo in inglese, siamo in un piccolo ufficio, poi mi metto in fila e aspetto il mio turno per sbrigare le pratiche di accoglienza – Sono nel terreno dietro la casa di mio nonno, ad Aphex e alcune persone stanno tagliando degli alberi, mi riempie il cuore di tristezza vedere il modo in cui segano i tronchi, vorrei intervenire ma rimango fermo ad osservare la scena – Cammino dentro una grande fabbrica, parlando con un collega, le fotografie scattate e messe in un album, ci sono io in costume da bagno, sul bordo di una piscina – Sono con Marco alla fermata di un autobus, vicino a dove abitavamo da ragazzi, mi dice di non prendere l’autobus che sta arrivando perché ci sono dei controllori, così andiamo a piedi alla fermata successiva, poi saliamo sul primo autobus che arriva, vado verso la macchinetta per fare i biglietti ma non funziona, davanti c’è uno strano uomo, con i vestiti sporchi, sorride in modo sospettoso – Fuori dalla stazione di una metropolitana c’è un uomo con un cane, il cane annusa le persone mentre gli camminano davanti, l’uomo lo tiene con un guinzaglio, quando gli passo vicino mi odora e poi si mette ad abbaiare, mi morde una mano, lasciando un piccolo buco, capisco che è un cane antidroga e l’uomo è un poliziotto in borghese – Sono in una grande stanza, piena di poliziotti che parlano, nessuno ha la divisa, sono seduto su un piccolo divano e non mi sento per niente a mio agio, arrivano delle persone che mi fanno delle domande, mi prendono il telefono, gli chiedo quando potrò andare via, perché sono in quella stanza, visto che non ho fatto niente e non avevo nessun tipo di droga con me, loro sono evasivi, non rispondono, una donna vuole farmi un prelievo, adesso nella stanza non c’è più nessuno, vago per dei corridoi – Il rumore di una macchina che non riesce a partire, il motore che gira a vuoto, di nuovo per le strade, camminando verso il lavoro, sono in ritardo, stanno allestendo uno spazio per una grande festa, stanno arrivando molte persone – Una conchiglia che si schiude, quella tra le tue gambe, una sensazione dimenticata, qualcosa che ho perduto negli anni passati di un’altra vita.
lunedì 25 aprile 2016
le alte torri #42
domenica 24 aprile 2016
Berlin #17
ZetaElle #28
Tornato in città Zito Luvumbo si era ritrovato pieno di cose da fare e organizzare. Simulazioni di guerriglia urbane per le strade dei qua...
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