Paranoie
nella mente come gabbie da cui è impossibile fuggire, le sbarre sono malleabili
e si annodano intorno ai pensieri, diventando parti di essi. Non c’è più
distinzione tra la ragione e il suo doppio alterato, un luogo dove non esiste
fiducia, uno specchio distorto in cui ogni azione non è esattamente quello che
sembra. Una serie di accuse, possibili interpretazioni di qualcosa che non si
riusciva a spiegare. Nick non trovava più tre grammi del suo fumo e credeva che
io lo avessi rubato, non si ricordava mai che giorno era e la sua memoria
gocciolava dalla poltrona sulla quale era seduto. Le mani che rollavano
l’ennesima sigaretta, la stanza che aveva quell’odore. Gli oggetti avevano
ombre di fumo e l’incenso travestiva con il suo aroma le ceneri di una vita che
aspettava solo di essere dispersa. Mi aveva fatto leggere quello che aveva
scritto, una mezza dozzina di fogli tenuti in un contenitore arancione, una
lettera per la moglie che non le aveva mai spedito. Qualcosa si era spezzato
negli anni che Nick si era lasciato alle spalle e nei suoi occhi c’era il
riflesso di fantasmi e malinconie, di cui le pareti della stanza non erano
altro che una pallida proiezione. C’era la morte nascosta tra le pagine dei
libri che continuava ad accumulare, ogni spazio riempito da oggetti e polvere,
i ricordi che si stratificavano. Giocava a scacchi con se stesso nell’attesa
che qualcosa accadesse, rievocava discorsi rivoluzionari che non interessavano
più a nessuno, portava le persone in giro, con la sua macchina, come fosse una
gara contro lo scorrere del tempo. Ci avrebbero pensato le ore, con il loro
silenzio, a renderlo ancora più debole. Non ci si poteva avvicinare alla fine
così pieni di rabbia e rancore, ognuno di noi aveva bisogno di aiuto, ognuno di
noi avrebbe potuto rimarginare le proprie ferite. Rollavo uno spino di erba
giamaicana e fumavo alla finestra, poi mi stendevo sul divano, ascoltavo
qualche disco, scivolavo dentro me stesso, sempre più in profondità, il flusso
dei ricordi, la musica, le mattine in libreria a scrivere e leggere. Non avevo
idea di dove mi trovassi, ogni luogo era perfetto, ero io in una dimensione che
non esisteva al di fuori della mia anima. Le luci di Natale appese alle pareti,
un ennesimo giorno di solitudine, dubbi inesistenti, dita puntate contro nemici
invisibili, discorsi che si sgretolavano sul pavimento, ho raccolto la mia roba e
me ne sono andato, le strade del mondo sapevano dove condurmi.
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