giovedì 13 settembre 2018

Artist Valley #3

Il modo in cui Diva mi ha abbracciato, prima di andare via e ne ho sentito il  corpo e il cuore battere e il respiro e poi la voce scivolare nel mio orecchio ed espandersi nella mente e nelle emozioni di pochi secondi, in un sussurro mi ha chiesto se volessi l’ultimo acido e le ho risposto di si, poi mi sono allontanato per sparire in una macchina e muovermi verso strade e curve e asfalto e immagini veloci ai lati dello sguardo e poi un parcheggio dove un branco di hippies aspettava terra organica per le proprie piantagioni di marijuana e i loro occhi erano strumenti di precisione emotiva e potevo guardarci dentro e scorgere vite che ricreavo poi, attraverso la scrittura, nella mia immaginazione.
Ben ha bussato alla porta del mio cottage, gli ho aperto e mi ha invitato nel suo, l’ho seguito e lui e Diva erano nel bel mezzo di una esperienza lisergica e mi sono seduto a gambe incrociate su un tappeto e li ho osservati e ho parlato con loro e stranamente mi sembravano perfettamente comprensibili i discorsi che facevano, le loro menti infrangevano barriere razionali che avevo abbandonato da tempo e allora ho avuto un pensiero improvviso, che tutta la mia vita, tutti i giorni che avevo passato su questa terra non erano stati altro che un susseguirsi di stati di coscienza personali ed esistenti soltanto nella mia testa, era più nitida adesso questa sensazione, soprattutto quando conoscevo gente nuova, era come se mi aspettassi che loro sapessero tutto di me e invece ogni volta dovevo raccontargli la mia esistenza da capo, quella storia sempre uguale a se stessa che ripetevo a sconosciuto dopo sconosciuto, fino al momento in cui avessi trovato l’ispirazione e il coraggio di stravolgerla completamente e diventare anche io pura finzione letteraria. Sarebbe stato un meraviglioso traguardo quello di perdersi fra le proprie frasi ed essere parte di questo romanzo che andava avanti da oltre venti anni, frammentato, disperso, in cui la voce dello scrittore continuava a parlare, ricordandomi tutto quello che era successo e il modo di ricollegarmi a ogni singola memoria ed esserne parte nelle immagini della sala proiezioni cerebrale e Diva disegnava una linea ondulata su un grande foglio bianco e cercava di spiegarmi che quello era il tempo e dove, su di esso, si trovavano i decenni e quel tratto di penna curvava e girava e s’intrecciava con quello precedente, mi sono versato un altro bicchiere di vino rosso e rollato uno spino d’erba e ho continuato la nostra conversazione, poi mi sono addormentato e risvegliato in un sogno in cui ero uscito fuori dal mio corpo e avevo visioni e le mie mani cambiavano forma e dimensione e poi una sequenza girata dall’alto in cui la macchina da presa si avvicinava a un incidente, con corpi inermi sull’asfalto coperti da un lenzuolo e poi i baci che Aisha mi ha dato in un’altra notte di improvvisa e stravagante bellezza e la maniera in cui mi ha sedotto, così diretta e dolce e le sue labbra erano i giochi di una ragazza lucente e poi il modo in cui ho visto la sua anima, la mattina dopo, fra i riflessi dorati del giorno e quelli dei suoi occhi. E poi il silenzio del cielo e delle nubi e il grigio dell’aria che nascondeva i colori e le forme e un altro saluto e le ore passate con Maria a Dublino e ogni momento in cui non sono stato in grado di amarla nel passato, ogni momento in cui me ne sono dimenticato, sapevo che era ancora parte di me e che lo sarebbe sempre stata e che un domani, fra le calde onde dei giorni che si infrangeranno sul mondo, io sarò ancora accanto a lei. 

Nessun commento:

Posta un commento

ZetaElle #32

  Sequenze di combattimenti fra le strade e persone in fuga, i rumori in lontananza degli spari e un senso di panico e come una vibrazione n...