venerdì 14 settembre 2018

flashback #1 - effetti visivi

Gli effetti visivi sono i primi ad apparire, le superfici delle pareti e degli oggetti iniziano a muoversi, creando schemi geometrici o semplicemente liberi dalla normale percezione. Lo spazio può curvare, le linee diventare ondulate. Sono rimasto meravigliato dalla bellezza di queste forme, avrei potuto passare un intero pomeriggio a osservare i ricami floreali di un tappetto appeso alla parete. Ogni dettaglio era in movimento, come se danzasse in un’armonia propria (everything is broken up and dances). I quadrati sulla coperta creavano strutture ad incastro, oscillando in una leggera brezza, i disegni sulla moquette erano come mossi da un moto ondulatorio marino, la porta respirava, le ombre sul soffitto erano pure intuizioni architettoniche. 
Sono stato seduto su una poltrona ad osservare il cielo, ascoltando i Chemical Brothers, le nuvole formavano composizioni meravigliose e i colori pulsavano in tonalità azzurre, violacee e purpuree. Questo stato di estatica contemplazione è solo la superficie dell’esperienza, quella da cui si è sviluppata tutta l’arte psichedelica: la musica, il cinema, i manifesti. Le distorsioni auditive e visive, i tagli veloci e senza conseguenze logiche del montaggio, le enormi lettere che perdevano le normali proporzioni alfabetiche nei poster di quel periodo. Negli anni sessanta l’acido è stato uno strumento di potenza inaudita dato in mano a una generazione di ragazzini, è stato poi sfruttato dal mercato dell’epoca che ne ha intuito le potenzialità commerciali e poi è stato sostituito, commercialmente, da altre droghe e altre mode.

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