venerdì 5 gennaio 2024

freewheelin' #77

 Strani suoni sul treno, l’apertura della porta automatica tra un vagone e l’altro sembrava lo sbadiglio di un troglodita ferroviario - I paesaggi urbani fuggivano veloci dalla città per trasformarsi in campi coltivati, vitigni, poi di nuovo case, frazioni di paesi e montagne in lontananza e mi sembrava quasi inevitabile  mettersi un’altra volta in viaggio, sarebbe arrivato il momento, sarebbe arrivato il momento, canticchiava lo scrittore - Sigarette di hashish a San Lorenzo, le gambe molli, i palazzi ondeggiavano, naufragi cannabinoidi e il calore della notte in rivoli di sudore acido, colori arancioni, lampi violacei, altalene di pensieri e giostre di discorsi vocianti, rispondevo a monosillabi, in attesa dell’occasione giusta per dileguarmi fra le ombre - Pranzi di pesce, ostriche e bottiglie di vermentino ghiacciate, una valigetta poggiata al lato del tavolo, documenti da consegnare, altri da falsificare, scambi e sostituzioni, riciclaggio di denaro, codici telefonici, coordinate bancarie segrete, interconnessioni psichiche, sguardi ipnotici - Celebrazioni etiliche di divinità in abiti sgargianti e rituali, i ricordi della campagna inglese, le solite minacce a scardinare gli appigli della pazienza, rimanevo calmo o almeno ci provavo - In silenzio - Volevo nuovi personaggi per i miei scritti e loro sembravano arrivare direttamente dal mio inconscio e riconoscermi o forse semplicemente ricordavamo le altre vite in cui già ci eravamo incontrati e io li salutavo, li accoglievo e passavo del tempo con loro, poi all’improvviso sparivano ed era meglio così perché tutto si scioglieva e svaniva senza frizioni e la vita fluiva e non mi rimaneva altro che chiudere gli occhi e dimenticarmi di quanto detto e fatto, ci avrebbe pensato lo scrittore, dopo, a rielaborare tutto quel materiale umano ed emotivo attraverso le parole o i sogni quando lui si fosse addormentato da qualche parte, riconciliando  così le nostre sconfitte e dicendoci dove andare, in attesa della prossima tregua o di quelle piccole distrazioni che finiamo per chiamare attimi di serenità.

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