Ancora stazioni e ancora partenze a cui arrivavo in anticipo, fuggendo da un sogno o da una realtà che finiva sempre per stancarmi - Girandole e miriadi di incontri e nuove costellazioni umane che brillavano nell’oscurità di una notte alcolica e sguardi e sorrisi e cadute e frane interiori e solitarie macerie in cui scavare per poi rimetterne insieme i pezzi in segrete e fantasiose combinazioni, rimaneva sempre una maschera a ridere o a piangere, dietro la quale tenevo custodita la mia identità e poi porte misteriose che aprivo e chiudevo e passaggi e crepe e infinite combinazioni che si ripetevano in sequenze oniriche, a cui mi abbandonavo, da cui rubavo immagini e dettagli - Qualcuno ritornava dal passato, la stessa essenza, le stesse dita nervose, gli occhi come specchi, quanto ci avrei messo a perdermi ancora?
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ZetaElle #20
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