Zito Luvumbo aveva preso parte ad una simulazione onirica, nella quale avrebbe dovuto recitare la parte di un diplomatico all’interno dell’ambasciata afghana e avrebbe dovuto parlare con l’ambasciatrice, donna misteriosa dai molti poteri paranormali. Seduto su una poltrona davanti alla scrivania in mogano della finta ambasciatrice, la cui parte era stata affidata ad una collega che non conosceva, era stato toccato sulla fronte da una lunga bacchetta di metallo che lei maneggiava con la destrezza di una sacerdotessa dell’occulto e appena la punta dell’oggetto alchemico aveva toccato la sua fronte Zito Luvumbo aveva iniziato a cadere al rallentatore all’indietro, avendo l’impressione che anche la poltrona sulla quale era seduto si stesse muovendo nella medesima direzione e forse l’intera stanza stesse compiendo quel lento movimento a ritroso e poi si era ritrovato in posizione orizzontale in un’altra camera, con i polsi e le caviglie legate e l’ambasciatrice, che ora indossava una uniforme, gli stava facendo delle domande - Era dunque così che gli interrogatori venivano pianificati e messi in scena.
Lo scrittore era appena uscito da uno degli incontri con Paul, che era stato invitato ad una delle serate anarchiche che lui frequentava, ormai senza più doppifini o doppigiochi da portare avanti e aveva ascoltato le sue parole e gli erano sembrate interessanti e poi se ne era andato in bicicletta con Lorenzo, avevano fatto un pezzo di strada insieme, prima di separarsi e questo scenario notturno urbano era diventato quello di una campagna, simile ai luoghi che aveva visto per anni in Galles e lungo il pendio di una verde collina c’erano dei tronchi enormi, alcuni intagliati in figure totemiche e lo scrittore ci si era avvicinato, fino ad averne una visuale dal basso e da qualche parte ci doveva essere una festa e gente in vena di fare scherzi e divertirsi e lo scrittore ha pensato ad una casa isolata fra i boschi e a come ci sarebbe potuto arrivare, poi in lontananza è apparso il mare e la voce di chi gli stava intorno si è persa nell’aria e nel cielo e lui ha ripreso la bicicletta, andandosene da lì, pedalando su strade invisibili di ricordi svaniti.
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