mercoledì 10 luglio 2013

Amsterdam #28

Lynn e il professore guardavano le nuvole che si muovevano nel cielo. Nuvole grigie e acquose, su un cielo già scuro. Si passavano delle bottiglie di birra, seduti sugli scalini di una chiesa. Lei gli raccontava delle esperienze con la mescalina, dei suoi capelli, del contatto delle sue dite con i capelli, mentre li accarezzava, in una nuova percezione. Lui le raccontava delle esperienze con la psilocibina, dei colori caldi, il viola, l’arancione, il rosso, di come avesse visto le vene della sua mano scorrere, di come si fosse trasformato in un albero, del cambio delle prospettive, cose immensamente grandi, cose immensamente piccole. I quadri di Brueghel in un museo. L’inverno, la neve, il silenzio. Lui fissava un quadro e poteva vedere i piccoli uomini e le piccole donne sul ghiaccio muoversi, i vestiti rossi, gli uccelli nel cielo, la città azzurrina in lontananza, la trappola sulla neve.
Lynn gli disse che trovava la scrittura di Kerouac così emozionante, fluida, ricca e il professore le disse che aveva ragione, che le parole di Kerouac erano come un fiume in cui tutto scorreva e pulsava ed erano piene di vita; poi lei gli disse, guardando le persone che camminavano, che ogni persona ha una mente e ogni mente è un universo e lui le disse che ogni persona vedeva le cose da un punto di vista diverso, milioni di punti di vista diversi e nonostante questo gli uomini e le donne cercavano di capirsi, di scambiarsi esperienze, di parlare di qualcosa che per ognuno era differente.
Si passarono di nuovo la birra e rimasero in silenzio a guardare le persone che camminavano, le nuvole che si muovevano nel cielo.


Le prime gocce di pioggia iniziarono a cadere.  

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