lunedì 6 luglio 2015

homesick #22

Li avevano sbaraccati i miserabili che si erano accampati alla destra del tunnel, c’ero passato di nuovo una mattina, per andare al lavoro e loro non c’erano più, i poliziotti avevano recintato la zona in cui si erano sistemati, per alcune settimane, con le loro tende, gli stracci, le valigie e le coperte, altri uomini in divisa poi avevano tagliato i rami degli alberi che stavano lì intorno, che avevano protetti i miserabili dal sole e dalla pioggia, ora quegli alberi sembravano mani con le dita mozze - avevano recintato tutto, anche la zona sul lato opposto, dove i miserabili andavano a pisciare e svuotarsi le viscere, c’era un odore nauseabondo quando ci passavi vicino e loro ci avevano vissuto poco distanti e alla fine, come tutte le cose, anche loro erano spariti. Era rimasto solo un signore indiano, viveva in una piccola tenda, vicino all’edicola, era l’unico che non avevano cacciato. Lo vedevo spesso, quando tornavo, seduto su una  sedia pieghevole di legno, accanto ad un camion parcheggiato, che beveva sorsi di vino rosso da una bottiglia di plastica. Non ci eravamo mai parlati, ogni tanto ci scambiavamo uno sguardo.


Il sabato ero stato a Villa Borghese con Maria e alcuni amici, avevamo mangiato e bevuto seduti su una coperta rosa stesa sull’erba, sotto gli alberi, in una meravigliosa giornata di fine ottobre, la luce era dolce e l’aria fresca e Maria aveva preparato una salsa di melanzane e una di yogurt e tagliato carote e sedani - avevamo del pane, del formaggio e del prosciutto e abbiamo iniziato a mangiare tranquillamente, a parlare, così ho stappato una bottiglia di merlot che è finita in poco tempo, allora ne ho stappata un’altra e poi le cose si sono fatte più intense e le nuvole in cielo si muovevano e così le cime degli alberi, oscillando nell’azzurro, Maria ci ha versato un bicchiere di pisco sour, era molto buono ed è andato giù che era una meraviglia ed eravamo tutti allegri e le ragazze parlavano e ridevano e io mi sono steso un po’ sulla coperta perché gli alberi e le nuvole giravano veloci e ho chiuso gli occhi e mi sono assopito per una ventina di minuti. Poi mi sono rimesso seduto, sulla coperta rosa e ci siamo bevuti un’altra bottiglia di vino, abbiamo mangiato delle pastarelle e il sapore della crema e della cioccolata stava bene in bocca, insieme a quello del vino, la testa mi girava ancora, ma in un modo piacevole, divertente, poi qualcuno ci ha riaccompagnato a casa e io mi sono addormentato immediatamente, appena mi sono steso sul letto, Maria era accanto a me, disegnando sul suo quaderno di meraviglie incompiute.


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