Avevo
fatto un fuoco con dei rametti e dei cartoni e dei pezzi di legno di finestre
abbandonate mentre la sera si prendeva il suo tempo, calma, lenta, meravigliosa
nel modo in cui sfumava i colori del giorno. Il tramonto avveniva nell’arco di
ore e guardavo la legna che crepitava e la danza delle fiamme e ogni tanto
alzavo gli occhi al cielo per vedere se le stelle fossero arrivate ma loro
ancora non avevano deciso di mostrarsi e allora tornavo a contemplare il fuoco
e poi ho visto una piccola luce brillare nell’oscurità, proprio sopra di me e
poi un’altra ancora e ho abbassato di nuovo gli occhi e le scintille che si
sprigionavano dalle fiamme e si alzavano per scomparire tra le ombre del mondo
erano identiche a quelle luci lontane e allora ho capito che non c’era nessuna
differenza, che erano entrambe lo splendere di un’unica essenza e la notte ha
avvolto ogni cosa con il suo mistero e gli alberi erano forme nere e sensuali e
la polvere dell’universo veniva gettata nel buio infinito e tra le braci ancora
ardenti ho provato a leggere il mio destino, poi ho chiuso gli occhi e sono
diventato il sogno di un altro me stesso, ancora addormentato, da qualche
parte, nell’illusione del suo vivere.
mercoledì 28 settembre 2016
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