Geometrie sacre e progetti immaginari di caserotonde da realizzare, le cortecce degli alberi e il loro odore, segni esoterici e invisibili relazioni numerologiche, ognuno lavorava in misteriosi punti spazio-temporali sulla circonferenza imperfetta della propria vita, elementi psicotropi del passato, deviazioni comportamentali chimiche, uomini di potere nascosti negli angoli di club sotterranei, le terre spezzate, i campi profughi, le carovane che il futuro avrebbe di nuovo attratto verso le proprie frontiere, il fango che dissolveva e rimodellava errori e impronte, metri cubi di aria prigionieri all’interno di stanze di mattoni e cemento, percezioni soggettive di metropoli in rivolta, i nuovi architetti sonici disegnavano progetti polidimensionali seguendo i ritmi di tamburi ancestrali, palazzi ipnotici avrebbero curvato le loro strutture in un ripetersi di circolarità post urbane, il sole e i suoi riflessi si sarebbero mostrati nel curvarsi di piani prospettici in continua mutazione psichica, ogni appartamento sarebbe diventato pura immagine speculare di un’esperienza individuale e pulsante, colori caldi, linee e punti luminosi intermittenti, schemi e codici di algoritmi trascendentali, le gocce di sostanze in avanzato stato di sperimentazione somministrate sotto la lingua, la pioggia che arrivava con le forme astratte di nuvole dadaiste, le canzoni del Peyote, le capanne sudatorie, le rocce laviche e poi tutti i discorsi e le parole, i segreti rivelati, i ricordi e le lacrime e ancora la speranza che qualcuno, un giorno, si dimenticasse di come fosse giunto fino a qui.
Camminavamo piano sul confine di un sogno mai nato, dal quale nessuno era riuscito a fuggire, oggi o domani, comunicavamo con gesti che non significavano nulla, ogni interpretazione sarebbe diventata un messaggio di barbarie verbale, non si possono combattere i nostri desideri o confondere le sue armi di violenza erotica per atti d’amore clandestino, diceva Clive, eppure gli schiaffi e le botte continuano a colpirci sotto lenzuola sconosciute e lì, così vicini e penetranti, ci sono i tuoi occhi e la tua pelle e quello che vibra tra uno sguardo e un abbraccio e il mio cazzo duro e la dolcezza e la notte che diventa alba e le stelle che svaniscono in un grido di estasi e nuove emozioni, abbiamo passeggiato lungo sentieri di sabbia e stupore, in un mondo che solo l’immaginazione può rendere reale, le orme che scompaiano e cancellano il percorso che abbiamo compiuto, in quel che resta di questo viaggio e delle infinite possibilità che lo compongono, come specchi di ragnatele e cristalli e candore.
Nessun commento:
Posta un commento