Don’t take responsibilities for today and see how it goes - suggerisce Shivam in una parentesi di quiete sonora, dopo che i tamburi hanno smesso di battere e le persone nel Red Temple hanno finito i loro esercizi di respirazione forzata, breathe control sussurra una donna seduta in penombra mentre accarezza un bastone di legno dalle proporzioni falliche.
Ci sono state danze ed estasi e stati di alterazione progressiva, espansioni luminose della coscienza, i bordi degli oggetti che cominciano a muoversi e incresparsi, il cuore si fa più leggero e permeabile alle emozioni, ancora una volta la sensazione di essere attraversato dalla vita, di non essere altro che un passaggio che i miei polmoni aprono e chiudono, le parole come suoni inarticolati, la natura come linguaggio sinestetico.
Ho camminato lungo le sponde di un fiume, mi sono seduto e spogliato, ne ho osservato l’acqua e il mio riflesso tremolante sulla superficie, ho meditato su quei fluidi movimenti, mi sono bagnato e poi ho ricoperto il mio corpo di argilla, la mia pelle aveva delle sfumature fra il grigio e l’azzurro, ho accolto il sole, ho accolto l’aria, ho accolto il cielo e la terra, mi sono chinato e ho baciato i piedi di una donna che la mia immaginazione trasformava in una divinità orientale.
I richiami dei corvi che echeggiano nel sogno estivo di una vallata, poi l’alzarsi dei ritmi tribali, un’architettura invisibile di strutture di percezione auditiva sincopata, geometrie mentali di percussioni primitive, le conchiglie, le piume multicolori di uccelli ormai estinti, collane di denti di animali svaniti dal mondo, tutto appariva e si dissolveva in momenti imprecisati del giorno e della notte, poi eravamo seduti attorno a un fuoco, bevendo sorsate di pozioni psicotrope, masticando liberty caps, ascoltando la voce di chiunque avesse una storia o un’utopia da raccontare, perché lo spazio del reale era stato assorbito da quello della fantasia, che ne ricostruiva, momento dopo momento, confini e possibilità, lasciando così le ombre libere di muoversi dalla loro origine.
Ho guardato le stelle e le stelle unirsi fra di loro, fino a quando l’intera volta celeste non è stata altro che un affresco scintillante popolato da strane figure mitiche, ecco il momento stesso in cui abbiamo creato i nostri dei, let the celebration begin - ha urlato Joe in un’esplosione di gioia e sudore, un corteo di corpi in trance selvaggio ha percorso territori psichici inesplorati, c’erano grida e canti e battiti e colpi, salti e convulsioni spasmodiche del cuore, poi i gesti codificati di antichi ed ebbri rituali pagani, le mie risa che distruggevano le cattedrali del peccato e del perdono, ogni volta che le divinità femminili, con uno schiocco di frusta, illuminavano di erotico candore la maschera esultante del mio volto trasfigurato dal piacere e dal dolore.
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