Non so come era iniziata e tantomeno sapevo come sarebbe finita eppure mi ero ritrovato a camminare con Adrian e Wibbs e stavamo andando a trovare Vittorio e avevo con me una bottiglia piena di Soberano e uno degli acidi di Uncle Eddy e faceva caldo e le sensazioni del deserto e quelle del sole e dell’aria mi accarezzavano la pelle e quando siamo arrivati da Vittorio, lui stava fumando erba con la sua pipa, scegliendo canzoni e sorridendo come se niente fosse importante e niente potesse turbarlo e ci siamo seduti da qualche parte e ho aperto la bottiglia di brandy e versato un bicchierino a ciascuno dei presenti, di cui non ricordo i nomi e i volti, credo ci fosse Clarabelle e Graham e abbiamo brindato e ognuno sembrava felice e ho lasciato la bottiglia nel mezzo di un tavolo immaginario e ho tagliato l’acido e ne ho presa una metà e l’atra me la sono messa in tasca e ho sorriso e ho atteso.
Era quasi il tramonto e mi sentivo il corpo leggero e stavo tornando da dove ero venuto, non ne sapevo il motivo, perché ogni decisione che prendiamo non è altro che un trucco della nostra mente e allora mi sono fermato nello splendore improvviso di un istante e mi sono guardato intorno e i pendii delle montagne respiravano, i colori si muovevano lenti, meravigliosi, in un riverbero costante di luce divina, perché stavo camminando? Dove stavo andando? Dove stava andando ognuno di noi? Non c’erano risposte e mai ce ne sarebbero state, oltre a quelle che la morte ci avrebbe dato, le onde del tempo ci trascinavano con loro attraverso i misteri di questa vita e di quelle che sarebbero venute dopo.
Mi sono seduto a osservare la natura che mi circondava e a cui appartenevo, non c’erano direzioni da seguire al di fuori di quelle che mi avevano portato in questo istante di assoluta perfezione, c’era una canzone che il vento e la terra mi stavano insegnando, la sentivo nel cuore e in ciò che in esso si nascondeva, poi il silenzio e la quiete del cielo hanno avvolto con la loro bellezza ogni cosa e di tutto quello che ho sempre creduto essere reale non è rimasto altro che polvere di stelle, quella di una sensuale notte, ammantata di sogni sempre più fuggevoli, ho camminato lungo la frattura dei mondi, nulla mi sembrava vero e nulla era mai stato così nitido e vivo nel manifestarsi davanti al mio sguardo, ho vagato in questo vuoto danzante come fosse un atto d’amore, per arrivare in quel luogo dove origine e fine si perdono in un respiro di eternità.
Era quasi il tramonto e mi sentivo il corpo leggero e stavo tornando da dove ero venuto, non ne sapevo il motivo, perché ogni decisione che prendiamo non è altro che un trucco della nostra mente e allora mi sono fermato nello splendore improvviso di un istante e mi sono guardato intorno e i pendii delle montagne respiravano, i colori si muovevano lenti, meravigliosi, in un riverbero costante di luce divina, perché stavo camminando? Dove stavo andando? Dove stava andando ognuno di noi? Non c’erano risposte e mai ce ne sarebbero state, oltre a quelle che la morte ci avrebbe dato, le onde del tempo ci trascinavano con loro attraverso i misteri di questa vita e di quelle che sarebbero venute dopo.
Mi sono seduto a osservare la natura che mi circondava e a cui appartenevo, non c’erano direzioni da seguire al di fuori di quelle che mi avevano portato in questo istante di assoluta perfezione, c’era una canzone che il vento e la terra mi stavano insegnando, la sentivo nel cuore e in ciò che in esso si nascondeva, poi il silenzio e la quiete del cielo hanno avvolto con la loro bellezza ogni cosa e di tutto quello che ho sempre creduto essere reale non è rimasto altro che polvere di stelle, quella di una sensuale notte, ammantata di sogni sempre più fuggevoli, ho camminato lungo la frattura dei mondi, nulla mi sembrava vero e nulla era mai stato così nitido e vivo nel manifestarsi davanti al mio sguardo, ho vagato in questo vuoto danzante come fosse un atto d’amore, per arrivare in quel luogo dove origine e fine si perdono in un respiro di eternità.
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