Non era rimasto molto della via Veneto degli anni sessanta, diversi alberghi erano andati in rovina, in alcuni stavano facendo dei lavori di rinnovo e chissà quando avrebbero riaperto - I platani ai bordi della strada erano imponenti e nelle giornate di sole risplendevano di silenzi perduti - Troppo vociare, troppe chiacchiere, troppo lusso, troppo inutile denaro - Sulle strade parallele e perpendicolari c’erano locali di secondo ordine, night club, li vedevo sempre chiusi ed emanavano una polverosa e sordida tristezza, lo scrittore avrebbe voluto popolarli di eccentrici e tossici personaggi ma sembrava svogliato mentre passava davanti all’Harry’s bar e non sentiva nessuna eco di risate o discorsi alcolici provenienti dalle notti insonni di sconosciuti poeti e magnati del petrolio ed eleganti spacciatori di eroina di prima qualità, qualche turista seduto ai tavoli esterni scivolava nell’apatia invernale e c’erano ancora consegne da fare e valigette da ritirare e appuntamenti con donne d’affari asiatiche e consoli sudamericani mentre il grande commercio delle sostanze continuava inarrestabile il suo ciclo.
Assumevo nuove identità per le differenti occasioni e tenevo un profilo basso, il più possibile anonimo, a volte aspettavo seduto nelle fermate di stazioni metropolitane semivuote, mettendomi a scrivere nell’attesa del prossimo incontro. Qualcuno mi aveva detto cosa fare e senza pensarci troppo avevo eseguito ed ero stato pagato e mi ero ritrovato in luoghi che non conoscevo, a compiere azioni che mai avrei creduto di avere il coraggio di portare a termine.
Altre volte i giorni si susseguivano senza un copione stabilito, altre ancora me ne rimanevo a casa a leggere, in solitudine, osservando i cambiamenti della luce fuori della finestra e i giochi vibranti delle ombre sui muri. Era inverno e la mia anima era spoglia e cercava nei ricordi qualcosa di smarrito.
Poi l’ora arrivava ed ero in movimento e le persone mi scivolavano addosso e mi guardavo intorno e sembrava inconsistente la realtà e il suo doppio alterato, quando i minuti si frantumavano e il presente si scioglieva nelle vene e nel sangue… Era finito l’inchiostro della penna, lo scrittore sorrideva, il prossimo treno sotterraneo stava arrivando, per portarmi, ancora, da nessuna parte.
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