Zito Luvumbo avrebbe voluto, invece, fermarsi da qualche parte, creare una pausa nel suo costante errare, eppure sapeva che andare avanti era l’unico modo per rimanere immobili, nel proprio silenzio interiore, lasciarsi trasportare dalla vita ed avere così la sensazione del movimento. Girare in cerchio o seguire una linea. Oppure vedere il cammino curvare e chiedersi cosa ne fosse stato della geometria e della fisica e rispondersi che solo la poesia aveva senso e tutto quello che non era in grado di spiegare ma solo esprimere.
La signora McKenzie aveva voluto fare un pompino al signor McKenzie all’interno di un locale gay, davanti ad alcuni curiosi. Mr McKenzie non aveva avuto nessuna erezione e così il suo pene flaccido era rimasto inerme nella calda bocca della moglie. Lui non capiva molto bene cosa stesse succedendo, ma aveva voluto esaudire i capricci della bizzarra consorte, negandosi solo alla proposta di un omosessuale di succhiargli il cazzo insieme alla cara signora McKenzie. Qualcosa nella libido dello scrittore stava svanendo e le sue fantasie sembravano ombre distorte. E l’alcol e la musica e le droghe. E tutti gli scherzi che ci siamo fatti fino a quando nessuno aveva più la voglia di ridere.
I signori McKenzie avevano poi fatto una passeggiata notturna dalle parti di via dei Tribunali, tenendosi per mano, tornandosene mezzi sbronzi nel loro appartamento. La signora McKenzie parlava e sorrideva e sembrava felice. E raccontava i suoi sogni al signor McKenzie che li ascoltava e si domandava cosa passasse nella mente della moglie e nel suo cuore e fra le sue gambe. Misteri che non era mai stato in grado di risolvere ma nei quali si era rifugiato e perduto. Così, durante la notte, in uno dei suoi momenti di sonnambulismo, la signora McKenzie si era messa a passeggiare per l’appartamento, salendo su sedie e mobili, sussurrando consigli a sé stessa, in un dialogo interiore a fior di labbra.
Il signor Mckenzie, la osservava dal letto, senza intervenire, a meno che non cominciasse a picchiarsi o a fare cose pericolose, come uscire da una finestra e buttarsi di fuori. Il Signor McKenzie ricordava una volta in cui la moglie se ne era andata in giro nuda, di notte, nel cortile di un altro palazzo, in cui avevano sempre affittato un appartamento per pochi giorni, compiendo piccoli passi di danza e parlando con le piante presenti per poi continuare la sua lunatica coreografia all’interno dell’appartamento, gentilmente accompagnata dal marito, preoccupato che qualcuno potesse osservare le stranezze notturne della moglie e chiamare la polizia. Poi si erano messi al letto e lei si era addormentata, lui l’aveva abbracciata, inspirando l’odore della sua pelle leggermente sudata.
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