Questa mattina, finalmente,
la realtà ha sconfitto i suoi sogni e mi sono alzato felice di essere quello
che sono, perché i sogni avevano ormai infranto il fragore di fluorescenti candele
che si consumavano all’ombra dei miei sensi, inebriati da sintetiche visioni
che non credo nascessero dall’abisso dei miei primordiali desideri ma forse dal
THC o dall’alcool, ma non importa, questa mattina mi sono sentito vivo dopo una
settimana di insensati sketch notturni, a ritroso in diciannove anni di bar
dimenticati e nei quali non ho mai vissuto, preferendo solitudini interiori e
pagine fitte di libri impolverati che spesso parlavano al mio corpo e al mio io
più di qualsiasi altra voce, unendo così in un’ intensa e vorticosa adulazione
letteraria quella finzione che io confondevo con la REALTA’ REALE ESISTENTE e indossavo i miei abiti di
personaggio flaubertiano, figura che si aggira bidimensionalmente fra i confini
fisici della pagina, tridimensionalmente nello spessore nascosto della nostra
mente e poliedricamente nell’infinita splendente poliedricità dell’Eternità Dorata.
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ZetaElle #32
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