Dosi di elettricità bianca alla base dei coglioni, mani sporche di vernice, gocce di silicone come sperma artificiale, i corridoi rimanevano muti anche se i fantasmi continuavano a camminarci dentro, fra pareti dove l’intonaco si sgretolava lasciando graffi di unghie tossiche, le urla delle persone in crisi di astinenza, l’ago che danzava sui tramonti dell’ego, qualcuno scappava e si perdeva nelle allucinazioni dei boschi, i cespugli con i resti delle bottiglie di liquori, le scimmie salivano e scendevano velocemente dalle spalle, si aggrappavano alle grondaie come fossero vene desiderose di eroina, le ombre danzavano liete sulle superfici e qualcuno masticava funghi pieni di psilocibina per riscoprire un altro sguardo sulla realtà, le passeggiate sul lungomare di Aberystwyth, bevendo birra e osservando l’azzurro e le sue sfumature, le ombre delle nuvole cambiavano forma sullo specchio dell’acqua, ci avrebbero pensato i pittori imbottiti di acido a spiegare quanto stava succedendo, giorno dopo giorno perdevamo stabilità e fiducia nell’ordinario, scendevamo in profondità perché sapevamo che era il meglio che potessimo fare e poi la notte si riprendeva le nostre ore di luce e creava città di sogno e le popolava con i doppi onirici che ognuno di noi possedeva e c’erano incontri che nessuno si sarebbe mai immaginato perché era impossibile trovare una maniera per disegnare o raccontare tutte le alternative, i modi in cui saremmo potuti essere, le svolte che avremmo potuto scegliere, lo zaino era sempre pronto in un angolo e ormai sapevi come fare, un saluto, un sorriso, un nuovo tratto di strada, una sosta, riposarsi, riprendere il cammino, oscillavano le foglie nell’oro del tardo pomeriggio a ricordati che eri qui, in un istante di luce, nel suo silenzio dipinto da migliaia di scintille.
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