Campi aridi asfissiati dal sole, minuscoli contadini in lontananza con una sacca di semi a tracolla, i servi del terzo millennio erano uguali a tutti quelli che li avevano preceduti, poi le sagome anonime dei centri commerciali e i parcheggi con gli eserciti di macchine schierate in attesa dei propri stanchi padroni - C’era chi comprava, chi possedeva denaro, conti bancari, contatti, stipendi, salari, eredità eucaristiche che qualche povero cristo avrebbe abbandonato davanti alle bocche spalancate e sdentate dei martiri della misoginia militante - Tutti a cazzo duro! Ora e sempre astinenza! - Le bottiglie di assenzio e le riunioni di maschi e scimmie arrapate - Fra la distrazione e l’anestesia io posso sopravvivere, diceva Susana, prima di togliersi i vestiti e scomparire in una stanza proibita - Le streghe volavano ancora nel cielo che si oscurava a occidente e qualcuno accendeva grandi falò nella notte che sarebbe giunta, poi racconti anoressici e distillati di erbe psicotrope - File di enormi edifici in spazi urbani che nessuno aveva avuto il coraggio di progettare, un paio di birre in un patio nascosto fra sorrisi sintetici e cenni d’intesa, una donna accavalla le gambe, non ha le mutandine e me lo fa venire duro - Profughi, migranti, reduci, esiliati dalle zone erogene di un sesso indecente - I nomi di ogni deriva, le poesie mai scritte di ogni gesto di resa.
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ZetaElle #32
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