La
febbre rossa portava con sé alterazioni e nuove percezioni, un senso di
pesantezza del corpo, ero steso sul letto, sotto le lenzuola, un calore
innaturale, fatto di luce bianca, come se nel sangue scorresse metallo liquido,
eiacualzioni notturne come esplosioni termiche, il sudore bagnava il letto,
sembrava di trovarsi in una foresta tropicale, i passaggi erano pericolosi, i
nemici erano la paranoia e l’ipnosi, nella mente si ripetevano formule, nel
teatro psichico arrivavano strani e ambigui personaggi, volti grotteschi e voci
irritanti, le battute dei dialoghi erano cariche di odio e insoddisfazione,
domande e risposte giravano nel cerchio infuocato di un domatore di bestie,
colpi di frusta sul pavimento, suono d’argento di una piccola campana, il buio
nella stanza e i cani che sbavavano, per strada potevo guardare le cose con
occhi diversi, senza il bisogno di sostanze, la febbre rossa portava con sé una
nuova consapevolezza, camminavo più lentamente - pensai di avere bisogno di un
bastone, su cui attaccare i miei amuleti, piume di uccello, conchiglie, foglie,
avrei dovuto imparare come usarlo, sbattendolo per terra si sarebbero aperti i
varchi e sarei potuto passare da una mondo ad un altro senza difficoltà,
bisognava sconfiggere i propri demoni, i nemici interiori, era una battaglia
continua, non sarebbe mai terminata, la paura doveva scomparire ma il nemico
poteva essere sempre in agguato, negli angoli oscuri, negli impulsi sessuali,
non volevo più sprecare tempo, energia, fluido vitale seguendo scie di odori
femminili come facevano i cani, ne avevo abbastanza, le voci continuavano i
loro dialoghi, incomprensibili, deliranti, inutili, un vortice di parole che
arrivava confuso e inarrestabile, mi soffocava, mi portava in quel luogo buio,
fatto di pareti di metallo, i colpi sordi delle nocche, le risate stridule, il
pavimento di alabastro, i corpi candidi di donne sconosciute, l’immagine di un
palazzo nel calore bianco dell’estate, un giorno dell’infanzia, sdraiato sotto
un albero a guardare il cielo tra le foglie, è stata la prima volta che ho
scritto un mio pensiero su un foglio di carta, una porta si apriva, come per
incanto, ero solo un bambino ed è così che le parole mi hanno rapito, senza che
nessuno sia mai più venuto a cercarmi.
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